Card posizione 1 pag.108 dell'Album
"VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMME FILM"
(collezione personale)
PERIODO STORICO
La prima guerra mondiale fu un evento traumatico e devastante per la Germania, che ne uscì sconfitta, umiliata e impoverita. La Germania dovette accettare le dure condizioni imposte dal Trattato di Versailles, che prevedevano la perdita di territori, la riduzione dell’esercito, il pagamento di enormi riparazioni di guerra e la responsabilità morale per lo scoppio del conflitto. Questa situazione provocò una profonda crisi economica, sociale e politica, che minò la stabilità e la legittimità della Repubblica di Weimar, nata nel 1919 dopo l’abdicazione dell’imperatore Guglielmo II. La Repubblica di Weimar dovette affrontare le sfide e le minacce di forze esterne e interne, come l’isolamento internazionale, l’iperinflazione, la disoccupazione, le rivolte, i colpi di stato, il terrorismo, il nazionalismo, il comunismo e il nazismo. La Repubblica di Weimar fu anche un periodo di grande fermento e innovazione culturale, in cui si svilupparono movimenti artistici e intellettuali di avanguardia, che cercavano di esprimere le emozioni e le angosce dell’uomo moderno, sconvolto dalla guerra e dalla crisi. Tra questi movimenti, si distinse l’espressionismo, che si manifestò in vari ambiti, come la pittura, il teatro, la letteratura e il cinema. L’espressionismo fu una corrente artistica che si basava sulla deformazione della realtà, per esprimere il punto di vista soggettivo e emotivo dell’artista. Questo movimento artistico usava colori intensi e contrastanti, linee spezzate e curve, forme geometriche e astratte, per creare un’atmosfera di tensione, angoscia, alienazione, incubo e si opponeva al naturalismo e al realismo, che riteneva inadeguati a rappresentare la complessità e il dramma della condizione umana. Il movimento si ispirava a fonti diverse, come il romanticismo, il simbolismo, il primitivismo, il surrealismo, il cubismo, il futurismo, il dadaismo. L’espressionismo ebbe una grande influenza sul cinema tedesco degli anni Venti, che produsse opere originali e innovative, che rompevano con la tradizione cinematografica precedente. Il cinema espressionista tedesco fu caratterizzato da uno stile visivo e narrativo che usava tecniche come il chiaroscuro, le deformazioni, i trucchi, le inquadrature insolite, per creare mondi irreali, simbolici e metaforici. Il cinema espressionista tedesco affrontò temi come il fantastico, l’orrore, il crimine, la psicologia, la politica, la religione, usando personaggi come vampiri, mostri, criminali, eroi e vittime. Questo rifletteva la situazione storica e culturale della Germania del tempo, esprimendo le paure, le speranze, le contraddizioni, le utopie e le distopie di una nazione in trasformazione. Il cinema espressionista tedesco ebbe una grande importanza per la storia del cinema, perché dimostrò le potenzialità artistiche e creative del mezzo cinematografico, influenzando generi come il noir, l’horror, la fantascienza, il thriller, e registi come Alfred Hitchcock, Tim Burton, David Lynch e molti altri. In conclusione, si può dire che la prima guerra mondiale e la sconfitta della Germania hanno avuto una trasposizione nell’arte e di conseguenza nel cinema, attraverso il movimento espressionista, che ha creato un linguaggio e uno stile originali e innovativi, che hanno espresso le emozioni e le angosce di un popolo e di un’epoca.
IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI
Il simbolo del cinema espressionista tedesco
Il gabinetto del dottor Caligari è un film muto del 1920 diretto da Robert Wiene, considerato il simbolo del cinema espressionista tedesco. Il film racconta la storia di un misterioso ipnotista che usa un sonnambulo per commettere omicidi, ma alla fine si scopre che il narratore è un paziente di un manicomio e che la sua storia è frutto della sua follia. Il film è famoso per la sua scenografia distorta e angosciante, che riflette lo stato psicologico dei personaggi e crea un’atmosfera da incubo.
Un uomo di nome Francis racconta a un altro uomo la sua terribile esperienza in una piccola città tedesca, dove si era recato con il suo amico Alan. I due amici visitano una fiera, dove assistono allo spettacolo del dottor Caligari, un misterioso ipnotista che mostra al pubblico il suo sonnambulo, Cesare, che tiene sotto ipnosi in una cassa da morto. Cesare, una volta svegliato, è in grado di conoscere il passato e di predire il futuro. Alan, incuriosito, gli chiede quanto gli resta da vivere, e Cesare gli risponde che morirà entro l’alba del giorno seguente. La predizione si avvera, e Alan viene trovato morto nel suo letto, pugnalato da un assassino sconosciuto. Francis sospetta subito di Caligari e di Cesare, e decide di indagare su di loro, con l’aiuto di Jane, la sua fidanzata, di cui anche Alan era innamorato. Francis scopre che Caligari usa Cesare per commettere omicidi, sfruttando il suo stato di sonnambulismo. Caligari, infatti, è ossessionato dalla figura di un antico stregone, anch’egli di nome Caligari, che nel XVIII secolo usava un sonnambulo per uccidere le sue vittime. Francis segue Caligari fino a un ospedale psichiatrico, dove scopre che egli ne è il direttore, e che ha rubato Cesare da una delle celle. Francis riesce a smascherare Caligari davanti agli altri medici, che lo rinchiudono in una cella. Tuttavia, la storia si rivela essere una fantasia di Francis, che in realtà è un paziente dell’ospedale, e che ha immaginato di essere il protagonista di una vicenda orribile, identificando le persone che lo circondano con i personaggi del suo delirio. Anche Caligari è in realtà un medico, che cerca di curare Francis dalla sua follia.
Il gabinetto del dottor Caligari è stato accolto dalla critica dell’epoca con reazioni contrastanti. Alcuni lo hanno lodato come un capolavoro innovativo e rivoluzionario, che apriva nuove possibilità espressive al cinema e che rifletteva lo spirito della modernità e dell’avanguardia. Altri lo hanno criticato come un film confuso, incoerente, irrazionale e deprimente, che tradiva la funzione sociale e pedagogica del cinema e che esprimeva una visione pessimista e nichilista della realtà. Tra i sostenitori del film, si possono citare i nomi di importanti intellettuali e artisti come Bertolt Brecht, Walter Benjamin, Siegfried Kracauer, Carl Mayer, Fritz Lang e Luis Buñuel. Tra i detrattori, invece, si possono ricordare i pareri negativi di alcuni critici cinematografici come Herbert Ihering, Rudolf Kurtz e Béla Balázs. Il film ha suscitato anche polemiche politiche, in quanto è stato interpretato in chiave allegorica come una denuncia del totalitarismo e della manipolazione delle masse, o al contrario come una giustificazione della violenza e dell’ordine autoritario. Il film ha avuto anche un grande successo di pubblico, sia in Germania che all’estero, diventando uno dei film più visti e più discussi degli anni venti. Il film è stato riconosciuto come un classico del cinema mondiale e ha influenzato generazioni di registi e cineasti. La pellicola è stata restaurata e riedita più volte, e ha ricevuto numerosi omaggi e riferimenti in altre opere artistiche. Il film è considerato oggi uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco e del cinema muto in generale.
IL REGISTA
Robert Wiene
Robert Wiene è stato un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico tedesco, nato a Breslavia nel 1873 e morto a Parigi nel 1938. È considerato uno dei più grandi e influenti registi del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che usava scenografie, luci e angolazioni di ripresa insolite per creare atmosfere angoscianti e surreali. Il suo film più noto è Il gabinetto del dottor Caligari, del 1920, considerato il capolavoro del genere e una pietra miliare della storia del cinema. Il film si basa su una sceneggiatura scritta da due soldati reduci dalla prima guerra mondiale e ha avuto un grande impatto sul pubblico e sulla critica. Robert Wiene ha diretto anche altri film importanti, come Genuine, Raskolnikow, I.N.R.I. e Le mani dell’altro, ma nessuno ha raggiunto lo stesso successo di Caligari. Con l’avvento del cinema sonoro, Wiene ha avuto difficoltà ad adattarsi alla nuova tecnologia e al nuovo mercato. Inoltre, essendo di origine ebraica, ha dovuto lasciare la Germania nazista e rifugiarsi prima a Budapest, poi a Londra e infine a Parigi. Qui ha provato a realizzare il remake sonoro de Il gabinetto del dottor Caligari, assieme a Jean Cocteau, ma il progetto non si è concretizzato. Wiene è morto di cancro a Parigi nel 1938, dieci giorni prima di finire il suo ultimo film, Ultimatum, che è stato completato da Robert Siodmak.
IL CAST:
WERNER KRAUSS
Card Pag. 14 JOSETTI FILM ALBUM N°2
(collezione personale)
Werner Krauss è stato un famoso attore tedesco, che ha recitato in molti film del cinema espressionista tedesco, come Il gabinetto del dottor Caligari, Destino e Rose d’autunno. È stato anche una delle attrici preferite da Adolf Hitler e una decorata con la Croce al merito di guerra. Ecco una breve presentazione della sua vita e della sua carriera:Werner Krauss nacque nel 1884 a Gestungshausen, in Baviera, dove suo nonno era un pastore protestante. Trascorse la sua infanzia a Breslavia e poi frequentò una scuola per la formazione degli insegnanti. Abbandonò gli studi per dedicarsi al teatro e debuttò nel 1903 a Guben. Pur non avendo mai studiato recitazione, si affermò come un attore di talento e lavorò in varie città tedesche. Nel 1913 fu assunto da Max Reinhardt al Deutsches Theater di Berlino, dove interpretò ruoli minori e poi maggiori in opere di Shakespeare e Goethe. Nel 1916 iniziò la sua carriera cinematografica, che lo rese famoso in tutto il mondo. Il suo ruolo più celebre fu quello del dottor Caligari nel film omonimo del 1920, considerato un capolavoro del cinema espressionista. Krauss interpretò anche altri personaggi diabolici e inquietanti, come il vampiro Nosferatu, il criminale Mabuse e il falso profeta Tartufo. Lavorò anche in Francia e in Svezia, dove partecipò all’adattamento cinematografico de Il conte di Montecristo.Nel 1934 Krauss fu nominato Attore di Stato dal regime nazista, che apprezzava le sue doti artistiche e lo invitava spesso a eventi ufficiali e privati. Krauss non aderì al partito nazista, ma neanche lo criticò apertamente. Partecipò a film di propaganda, come Süss l’ebreo, dove interpretò sei ruoli diversi, tra cui quello del duca di Württemberg. Ricevette la Croce al merito di guerra per il suo impegno nell’intrattenimento delle truppe. Il suo nome comparve nella lista degli artisti considerati fondamentali per la cultura nazista, stilata da Hitler e Goebbels nel 1944.Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Krauss riprese la sua carriera, alternando il cinema al teatro e alla televisione. Tra i suoi film più noti di questo periodo, ci sono Rose d’autunno, Il diario di Anna Frank e Il castello. Nel 1954 ricevette il Filmband in Gold per il suo contributo al cinema tedesco e il prestigioso Iffland-Ring, un anello che viene consegnato al miglior attore di lingua tedesca. Morì nel 1959 a Vienna, all’età di 75 anni.
CONRAD VEIDT
Card Pag. 18 JOSETTI FILM ALBUM N°2
(collezione personale)
Conrad Veidt nacque nel 1893 a Berlino, da una famiglia di origine ebraica. Fin da giovane mostrò una passione per il teatro e la recitazione, e si iscrisse alla scuola di Max Reinhardt, uno dei più importanti registi teatrali dell’epoca. Debuttò sul palcoscenico nel 1914, e nello stesso anno iniziò la sua carriera cinematografica, che lo portò a lavorare con i maggiori registi tedeschi, come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Il suo ruolo più celebre fu quello di Cesare, il sonnambulo usato per commettere omicidi dal dottor Caligari, nel film Il gabinetto del dottor Caligari (1920), considerato un capolavoro del cinema espressionista. Il film è famoso per la sua scenografia distorta e angosciante, che riflette lo stato psicologico dei personaggi e crea un’atmosfera di incubo. Conrad Veidt interpretò anche altri personaggi diabolici e inquietanti, come il vampiro Nosferatu, il criminale Mabuse e il falso profeta Tartufo. Lavorò anche in Francia e in Svezia, dove partecipò all’adattamento cinematografico de Il conte di Montecristo. Nel 1933, dopo l’avvento del nazismo, Conrad Veidt lasciò la Germania e si trasferì in Inghilterra, dove ottenne la cittadinanza britannica. Qui continuò a recitare in film di successo, come Il ladro di Bagdad (1940), in cui interpretava il malvagio gran visir Jaffar. Nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti, dove ottenne la cittadinanza americana. Qui interpretò ruoli di cattivo, come il maggiore Strasser in Casablanca (1942), uno dei film più famosi della storia del cinema. Morì nel 1943, a causa di un infarto, mentre giocava a golf. La sua ultima pellicola fu Al di sopra di ogni sospetto (1943), in cui interpretava un ufficiale nazista.Conrad Veidt fu un attore di grande talento e carisma, che seppe interpretare con maestria personaggi complessi e sfaccettati. Fu anche un uomo di grande coraggio e integrità, che si oppose al regime nazista e che sostenne la causa degli ebrei e degli alleati. Fu anche un filantropo, che donò gran parte dei suoi guadagni a organizzazioni umanitarie e di soccorso. Fu amato e stimato da colleghi e amici, come il regista Michael Curtiz, che disse di lui: “Era un uomo meraviglioso e un grande attore. Non lo dimenticherò mai”.
LIL DAGOVER
Card Pag. 8 JOSETTI FILM ALBUM N° 2
(collezione personale)
Lil Dagover è stata una famosa attrice tedesca, che ha recitato in molti film del cinema espressionista tedesco, come Il gabinetto del dottor Caligari, Destino e Rose d’autunno. È stata anche una delle attrici preferite da Adolf Hitler e una decorata con la Croce al merito di guerra. Ecco una breve presentazione della sua vita e della sua carriera:Lil Dagover nacque nel 1887 a Madiun, nell’isola di Giava, da genitori tedeschi. Dopo la morte della madre, tornò in Germania, dove frequentò vari collegi. Iniziò la sua carriera di attrice teatrale, e nel 1913 debuttò nel cinema, diretta da Louis Held. Nel 1917 sposò l’attore Fritz Daghofer, da cui prese il suo nome d’arte, modificando il cognome in Dagover. Divorziò nel 1919, dopo aver avuto una figlia, Eva Marie.Negli anni venti, Lil Dagover divenne una delle attrici più popolari e apprezzate del cinema tedesco, lavorando con registi come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Interpretò ruoli di eroina esotica e ingiustamente perseguitata, in film come Il gabinetto del dottor Caligari (1920), Harakiri (1919), Destino (1921), Il dottor Mabuse (1922) e Metropolis (1927). Lavorò anche in Svezia e in Francia, dove partecipò all’adattamento cinematografico de Il conte di Montecristo (1929).Con l’avvento del cinema sonoro, Lil Dagover continuò a recitare, ma con minor frequenza. Durante il regime nazista, fu una delle attrici preferite da Hitler, che la invitò spesso a eventi ufficiali e privati. Lil Dagover non aderì al partito nazista, ma neanche lo criticò apertamente. Ricevette la Croce al merito di guerra per il suo impegno nell’intrattenimento delle truppe. Tra i film che girò in questo periodo, si ricordano La principessa Turandot (1934), La regina Luisa (1935) e La signora di Montecristo (1936).Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Lil Dagover riprese la sua carriera, alternando il cinema al teatro e alla televisione. Tra i suoi film più noti di questo periodo, ci sono Rose d’autunno (1955), Il diario di Anna Frank (1959) e Il castello (1968). Nel 1979 ricevette il Filmband in Gold per il suo contributo al cinema tedesco. Morì nel 1980 a Monaco di Baviera, all’età di 92 anni.
LOCANDINA TEDESCA DEL FILM
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FAUST
Il film "Faust" del 1926, diretto dal visionario Friedrich Wilhelm Murnau, rappresenta un'opera fondamentale nella storia del cinema, incarnando l'essenza stessa del movimento espressionista tedesco. Questo capolavoro cinematografico, che trae ispirazione dalla tragica leggenda di Faust e dall'omonima opera monumentale di Johann Wolfgang von Goethe, si immerge nelle profondità dell'animo umano, esplorando temi universali quali l'ambizione, il desiderio e la moralità. La narrazione si concentra sulla figura tormentata del dottor Faust, un alchimista anziano e disilluso, la cui sete di conoscenza e potere lo conduce a stringere un patto nefasto con il diavolo, Mefisto, un accordo che si rivelerà avere conseguenze devastanti.
Card n.3 Pag.1 ABC (August Batschari Cigarettes) MERCEDES FILMBILDER AUSTöNENDEN FILMEN FILMALBUM 4
(collezione personale)
Friedrich Wilhelm Murnau, nato come Friedrich Wilhelm Plumpe, è stato un'icona del cinema, la cui eredità continua a influenzare il mondo della regia e della sceneggiatura. La sua abilità nel catturare le sfumature dell'animo umano attraverso l'Espressionismo tedesco e il Kammerspiel ha lasciato un'impronta indelebile nell'arte cinematografica. Murnau ha esplorato le profondità della psiche umana e ha sperimentato con tecniche visive che hanno rivoluzionato il modo in cui le storie vengono raccontate sullo schermo. La sua opera ha attraversato diverse fasi, dal teatro alla guerra, fino al culmine della sua carriera a Hollywood. Ogni film di Murnau è un capitolo di un viaggio artistico che ha sfidato i confini del possibile, spingendo il pubblico a vedere oltre la superficie e a immergersi nelle profondità oscure e complesse dell'esistenza umana. "Nosferatu" non è solo un film, ma un'esperienza che trascende il tempo, mentre "L'ultima risata" e "Aurora" sono testimonianze della sua maestria nel trasmettere emozioni profonde senza bisogno di parole. Murnau non ha semplicemente creato film; ha creato mondi, ha dato vita a sogni e incubi che continuano a vivere nell'immaginario collettivo. La sua visione artistica rimane un faro per i cineasti di tutto il mondo, un promemoria che il cinema è una forma d'arte che può esplorare le profondità più oscure e allo stesso tempo celebrare la bellezza ineffabile della condizione umana.
Yvette Guilbert ed Emil Jannings
Card Posizione 1 pag. 68 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
Murnau, con la sua regia innovativa, utilizza tecniche cinematografiche rivoluzionarie per l'epoca, come gli effetti speciali avanzati e un uso espressivo delle ombre e della luce, per dare vita a un mondo in cui la realtà si fonde con l'illusione, creando un'atmosfera carica di tensione emotiva e visiva. In Faust si distingue non solo per la sua narrativa coinvolgente ma anche per la sua estetica impressionante, che lascia un'impronta indelebile nella memoria dello spettatore.
Gösta Ekman nel ruolo del giovane Faust
Card Posizione 1 pag. 118 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
Gösta Ekman nel ruolo del vecchio Faust
Card Posizione 2 pag. 117 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
Camilla Horn nel ruolo di Gretchen e Gösta Ekman il giovane Faust
Card Posizione 1 pag. 125 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
(collezione personale)
Il cast stellare, guidato da Gösta Ekman nel ruolo del protagonista Faust, Emil Jannings nel ruolo di Mefisto e Camilla Horn come Gretchen, offre interpretazioni memorabili che catturano l'essenza complessa dei loro personaggi, contribuendo a rendere "Faust" un'opera senza tempo. La performance di Jannings, in particolare, è stata lodata per la sua capacità di incarnare sia la seduzione che la minaccia del diavolo, mentre Ekman trasmette con maestria la trasformazione di Faust da uomo disperato a figura tragica.
"Faust" segna inoltre un punto di svolta nella carriera di Murnau, essendo l'ultima pellicola da lui diretta in Germania prima del suo trasferimento a Hollywood. L'influenza di questo film si estende ben oltre i confini del cinema espressionista, influenzando generazioni di cineasti e continuando a essere studiato e ammirato per la sua audacia artistica e la sua profondità tematica. La transizione di Murnau verso il cinema americano, culminata con la realizzazione di "Aurora" nel 1927, non avrebbe avuto lo stesso impatto senza le fondamenta gettate da "Faust", che rimane un punto di riferimento imprescindibile per comprendere l'evoluzione del linguaggio cinematografico.
Card n. 102 DAS ORAMI-ALBUM
(collezione personale)
La doppia interpretazione di Gösta Ekman nel film "Faust" del 1926 è un esempio straordinario della versatilità e del talento dell'attore svedese. Ekman, già una stella del teatro in Svezia, ha portato una profondità unica ai due ruoli, incarnando sia l'anziano alchimista consumato dal rimorso sia il giovane uomo rinnovato dalla promessa di potere e gioventù. Questa performance è particolarmente notevole considerando le limitazioni tecniche del cinema muto, dove l'espressione fisica e il linguaggio del corpo erano essenziali per trasmettere emozioni e caratterizzazioni complesse.
Nel ruolo del Faust anziano, Ekman trasmette un senso di disperazione e stanchezza che è palpabile. La sua interpretazione riflette la lotta interiore di un uomo che si trova di fronte alla mortalità e alla sofferenza umana, incapace di trovare una cura per la peste che devasta il suo villaggio. La decisione di Faust di fare un patto con il diavolo è resa con una gravità che sottolinea il peso della scelta. D'altra parte, come Faust giovane, Ekman mostra un'energia e un vigore rinnovati, catturando l'euforia e l'entusiasmo di un uomo che ha ottenuto ciò che desiderava, ma a un prezzo terribile.
La transizione tra i due aspetti di Faust è gestita con maestria da Ekman, che non si limita a cambiare il suo aspetto fisico, ma altera anche la sua presenza scenica e il suo stile recitativo per riflettere il cambiamento interno del personaggio. Questo passaggio è reso ancora più impressionante dal fatto che il pubblico deve credere a questa trasformazione senza l'aiuto di dialoghi parlati, affidandosi esclusivamente alla potenza visiva della performance.
La capacità di Ekman di interpretare entrambi i ruoli con tale distinzione è un tributo alla sua abilità come attore e alla sua comprensione del materiale sorgente. Il suo Faust anziano è un uomo segnato dalla vita, mentre il suo Faust giovane è pieno di speranza e desiderio, eppure entrambi sono chiaramente lo stesso personaggio, legati da un destino comune. Questa dualità è fondamentale per il successo del film, poiché il pubblico deve simpatizzare con Faust nonostante le sue scelte discutibili, e Ekman rende questo compito possibile con la sua interpretazione empatica e sfaccettata.
In definitiva, la performance di Gösta Ekman in "Faust" è un punto di riferimento nella storia del cinema. Non solo per la sua capacità di portare alla vita due versioni dello stesso personaggio in un'epoca in cui il cinema era ancora nelle sue fasi formative, ma anche perché ha stabilito un modello per le future generazioni di attori nel cinema muto e oltre. La sua interpretazione è un esempio di come un grande attore possa trascendere le barriere del linguaggio e della tecnologia per creare un'esperienza cinematografica che rimane potente e commovente anche a distanza di decenni.
Card n. 23 MONOPOL FILM - BILDER
(collezione personale)
Emil Jannings, nel ruolo di Mefisto nel film "Faust" del 1926, ha offerto una delle sue interpretazioni più memorabili, incarnando il diavolo con una presenza scenica che domina lo schermo. La sua performance è stata acclamata per la sua capacità di catturare la complessità di un personaggio che è al tempo stesso seduttore e minaccioso. Jannings, un attore di grande statura nel cinema tedesco e internazionale, ha utilizzato il suo talento per dare vita a un Mefisto che è sia brutale che burlesco, un antagonista che incarna la tentazione e l'eccesso.
La sua interpretazione di Mefisto è particolarmente notevole per l'uso espressivo del linguaggio del corpo e delle espressioni facciali, che erano essenziali nel cinema muto per trasmettere emozioni e intenzioni. Jannings ha sfruttato queste tecniche per creare un personaggio che, nonostante la mancanza di dialoghi parlati, comunica chiaramente la sua malvagità e il suo inganno. La sua performance è stata descritta come una delle più potenti rappresentazioni del diavolo nella storia del cinema, un equilibrio perfetto tra il comico e il diabolico, che ha lasciato un'impronta indelebile nel genere del film espressionista tedesco.
Postcard - Cinémagazine - Edition Paris
(collezione personale)
Il contributo di Jannings al film non si limita alla sua recitazione; la sua influenza si estende anche dietro le quinte. Fu infatti uno dei sostenitori di Murnau, convincendo il produttore Erich Pommer a scegliere Murnau come regista del film, nonostante fosse già impegnato con un altro progetto. Questa decisione si rivelò cruciale per il successo del film, poiché la visione artistica di Murnau e la performance di Jannings si combinano per creare un'opera che trascende il suo tempo e il suo genere.
La figura di Mefisto, come interpretata da Jannings, funge da catalizzatore per gli eventi del film, spingendo Faust verso scelte che definiranno il suo destino. La sua presenza è una costante sfida per Faust, un promemoria delle forze oscure a cui ha ceduto. Jannings riesce a trasmettere questa tensione con una maestria che rende il suo Mefisto non solo un personaggio, ma una forza della natura, un elemento essenziale dell'atmosfera espressionista che pervade il film.
In conclusione, la performance di Emil Jannings in "Faust" è emblematica del suo talento e della sua importanza nel cinema dell'epoca. La sua capacità di portare profondità e sfumature a un ruolo che potrebbe facilmente diventare unidimensionale dimostra il suo mestiere di attore e il suo impatto sullo sviluppo del cinema come forma d'arte. La sua interpretazione di Mefisto rimane un punto di riferimento per gli attori e i registi che cercano di catturare l'essenza del male sullo schermo, e il suo lavoro in "Faust" continua a essere studiato e ammirato per la sua audacia e la sua innovazione.
Card posizione 5 pag. 6 RAMSES FILM BILDER ALBUM 1
(collezione personale)
Camilla Horn, nel ruolo di Gretchen nel film "Faust" del 1926, ha incarnato con grazia e delicatezza il personaggio femminile principale, diventando una delle icone del cinema muto. La sua interpretazione di Gretchen, la pura e innocente giovane donna che diventa l'oggetto dell'affetto di Faust, è stata celebrata per la sua intensità emotiva e la sua capacità di trasmettere una gamma di emozioni complesse senza l'uso della voce. La Horn ha portato sullo schermo una vulnerabilità e una forza interiore che hanno reso il suo personaggio memorabile e hanno contribuito significativamente al successo del film.
Prima di "Faust", Horn era relativamente sconosciuta nel mondo del cinema, ma la sua performance nel film di Murnau le ha aperto le porte della fama internazionale. La sua bellezza eterea e la sua presenza scenica hanno catturato l'attenzione del regista, che l'ha scelta per il ruolo dopo che l'attrice Lillian Gish rifiutò la parte. La decisione di Murnau si rivelò acuta, poiché Horn portò una freschezza e un'interpretazione che molti considerano insuperabile per quel personaggio.
La Horn ha dimostrato una notevole chimica sullo schermo con Gösta Ekman, che interpretava Faust, e la loro interazione ha fornito alcuni dei momenti più toccanti del film. La sua rappresentazione della discesa di Gretchen nella disperazione, a seguito delle manipolazioni di Mefisto e delle scelte di Faust, è stata particolarmente potente. La Horn ha utilizzato il linguaggio del corpo e le espressioni facciali per comunicare il conflitto interno e la tragedia del suo personaggio, una sfida notevole in un'epoca in cui il cinema era privo di dialoghi sonori.
Dopo "Faust", la carriera di Horn ha preso il volo, portandola a Hollywood dove ha continuato a lavorare con alcuni dei più grandi nomi del cinema dell'epoca. Tuttavia, è il suo ruolo in "Faust" che rimane il più emblematico della sua carriera, un ruolo che ha definito il suo status di stella e ha lasciato un'impronta duratura nella storia del cinema. La sua performance ha contribuito a stabilire lo standard per le attrici nel cinema muto e continua ad essere un punto di riferimento per gli attori che cercano di esprimere emozioni profonde senza parole.
GERMAN POSTCARD JRIS n° 869 Berlin
(collezione personale)
In definitiva, Camilla Horn, attraverso il suo ruolo in "Faust", ha dimostrato che il cinema muto poteva essere un mezzo espressivo incredibilmente potente. La sua capacità di comunicare la complessità del personaggio di Gretchen attraverso gesti sottili e espressioni facciali ha aiutato a definire un'era del cinema e a ispirare generazioni future di attori e cineasti. La sua interpretazione è un tributo alla sua abilità artistica e un esempio luminoso del talento che ha contribuito a rendere "Faust" un classico senza tempo.
GERMAN POSTCARD - NPG n° 266/74 Berlin
Yvette Guilbert, nel ruolo di Marthe Schwerdtlein, zia di Gretchen, nel film "Faust" del 1926, ha portato sullo schermo una performance che, sebbene non sia al centro della narrazione principale, arricchisce la storia con una presenza significativa. Guilbert, una celebre cantante e attrice di cabaret francese, era nota per il suo stile unico e la sua abilità nell'interpretazione, che le hanno permesso di trasformare un ruolo secondario in una parte memorabile del film. La sua Marthe è una figura materna e comica, che fornisce un contrasto necessario alle tematiche più oscure del film e aggiunge una dimensione umana alla narrazione espressionista.
La carriera di Guilbert, già ben consolidata prima di "Faust", ha visto l'attrice esibirsi nei più famosi cabaret di Parigi, come il Moulin Rouge, e diventare una figura influente nella cultura popolare dell'epoca. La sua transizione dal palcoscenico al cinema muto è stata segnata da una capacità di adattamento che ha dimostrato la versatilità degli artisti di quel periodo. In "Faust", Guilbert ha sfruttato la sua esperienza teatrale per creare un personaggio che, nonostante il limitato tempo a schermo, lascia un'impressione duratura.
La sua interpretazione di Marthe Schwerdtlein offre momenti di leggerezza e umorismo, bilanciando la gravità della storia principale di Faust e Mefisto. Guilbert ha utilizzato il suo talento per la commedia per infondere vitalità in scene che altrimenti sarebbero potute risultare troppo cariche di tensione. La sua capacità di comunicare attraverso gesti esagerati e espressioni facciali, tipici del suo stile di cabaret, ha aggiunto una ricchezza visiva al film che ha contribuito a definire l'estetica espressionista di Murnau.
Nonostante il suo ruolo non sia centrale come quello di Gösta Ekman, Emil Jannings o Camilla Horn, la performance di Yvette Guilbert in "Faust" è un esempio di come un attore possa influenzare un film e arricchire la sua trama. La sua Marthe non è solo una figura di supporto; è un personaggio che rappresenta la normalità e la quotidianità, offrendo allo spettatore una pausa dalle intense dinamiche tra i protagonisti. Questo aspetto è fondamentale in un'opera espressionista, dove ogni personaggio contribuisce a costruire l'atmosfera complessiva del film.
In conclusione, Yvette Guilbert, con la sua interpretazione di Marthe Schwerdtlein in "Faust", ha dimostrato che anche i ruoli non protagonisti possono avere un impatto significativo su un'opera cinematografica. La sua capacità di portare leggerezza e umanità in un contesto altrimenti cupo e drammatico è un tributo alla sua abilità artistica e alla sua importanza nel panorama culturale del tempo. La sua performance in "Faust" rimane un punto di riferimento per gli attori di ruoli secondari e un esempio luminoso del contributo che un artista può apportare al successo di un film.
CARD posizione 8 pag.26 RAMSES FILM BILDER ALBUM 1
(collezione personale)
Frida Richard, nata Friederike Raithel, è stata un'icona del cinema tedesco, iniziando la sua carriera cinematografica nel 1910. Con una vasta filmografia che testimonia la sua versatilità e talento, Richard si è distinta per la sua capacità di interpretare ruoli materni con profondità e autenticità, come dimostrato nel suo ruolo nel film "Faust" del 1926. Questo film, diretto dal visionario F.W. Murnau, è considerato un capolavoro del cinema espressionista tedesco e una delle interpretazioni più memorabili della leggendaria storia di Faust. La performance di Richard nel ruolo della madre di Gretchen ha contribuito a creare un'atmosfera intensa e commovente, che ha reso il film un classico intramontabile. La sua carriera ha attraversato l'evoluzione del cinema dal muto al sonoro, mostrando una notevole capacità di adattamento e una presenza scenica che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema. La sua dedizione all'arte della recitazione e il suo contributo al cinema tedesco rimangono un esempio luminoso per le generazioni future di attori e cineasti. Frida Richard è un simbolo di perseveranza e passione, una stella che continua a brillare nell'olimpo del cinema.
Card posizione 4 pag.12 FILM KŰNSTLER AUS ALLER WELT
"HÄNSOM"
(collezione personale)
Wilhelm Dieterle, noto anche come William Dieterle nella sua carriera hollywoodiana, ha avuto un ruolo significativo nel film "Faust" del 1926, interpretando Valentin, il fratello di Gretchen. La sua performance ha contribuito a dare vita alla complessa tessitura emotiva del film, arricchendo la narrazione con una presenza forte e decisa. Dieterle, che in seguito divenne un acclamato regista, ha mostrato già in questo ruolo la sua profonda comprensione del dramma e della caratterizzazione, elementi che avrebbe portato nella sua successiva carriera dietro la macchina da presa. La sua interpretazione di Valentin è stata lodata per la sua intensità e per il modo in cui ha incarnato i valori e le tensioni dell'epoca, riflettendo la lotta tra il bene e il male che è centrale nella leggenda di Faust. Il film "Faust" è rimasto nella storia come uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco, e la partecipazione di Dieterle è un esempio della sua versatilità e del suo talento come attore prima di diventare un influente regista. La sua transizione da attore a regista è stata fluida, e il suo lavoro in "Faust" ha sicuramente posto le basi per la sua futura carriera nel cinema, dove ha continuato a esplorare temi complessi e a creare film che hanno lasciato un segno indelebile nel tempo.
Card posizione 3 pag.21 FILM KŰNSTLER AUS ALLER WELT
"HÄNSOM"
(collezione personale)
Hans Brausewetter ha contribuito al film "Faust" del 1926 con una performance memorabile, sebbene il suo ruolo non sia tra i più noti. La sua abilità nel portare sullo schermo personaggi complessi e sfaccettati ha arricchito la narrazione del film, un classico del cinema espressionista tedesco. La sua carriera, ricca di oltre un centinaio di film, testimonia la sua versatilità e il suo talento eccezionali, facendo di lui una figura prominente nell'industria cinematografica tedesca dell'epoca.
Card n.252 3 pag.5 SALEM FILMBILDER ALBUM 2
(collezione personale)
Lothar Müthel, nato Lothar Max Lütcke, è stato un attore e regista tedesco che ha lasciato un segno indelebile nel mondo del teatro e del cinema. La sua carriera è stata caratterizzata da una notevole versatilità, che gli ha permesso di passare con disinvoltura dal palcoscenico alla macchina da presa. Nel film "Faust" del 1926, Müthel ha interpretato il ruolo del monaco, un personaggio che, sebbene non sia al centro della narrazione principale, contribuisce in modo significativo all'atmosfera e alla profondità tematica dell'opera. La sua performance ha dimostrato la sua abilità nel catturare l'essenza di un personaggio complesso, aggiungendo un ulteriore strato di significato al film, che è considerato un capolavoro del cinema espressionista tedesco.
Oltre al suo lavoro in "Faust", Müthel ha avuto una carriera prolifica, apparendo in numerosi altri film e lavorando come regista. La sua formazione presso la scuola di recitazione di Max Reinhardt e il suo impegno al Deutsches Theater di Berlino hanno forgiato le sue capacità recitative e direttive, che hanno lasciato un'impronta duratura nel teatro e nel cinema tedesco. Müthel è stato anche un membro attivo della comunità artistica durante il periodo turbolento della Germania degli anni '30 e '40, navigando tra le sfide politiche e culturali del tempo.
La sua vita e la sua carriera riflettono le complessità di un'epoca in cui l'arte e la politica erano intimamente intrecciate. Müthel ha continuato a esplorare e a sperimentare con il suo lavoro, lasciando un'eredità di innovazione e di espressione artistica che continua a influenzare il mondo del teatro e del cinema. La sua dedizione all'arte della recitazione e alla regia è stata una fonte di ispirazione per molti, e il suo contributo al film "Faust" rimane un esempio del suo talento e della sua passione per il mestiere.
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METROPOLIS
IL CAPOLAVORO DI FRITZ LANG TRA ESPRESSIONISMO E FANTASCIENZA
Metropolis è un film muto del 1927 diretto da Fritz Lang, considerato il suo capolavoro. Lang ambienta il film in un futuro distopico (nel 2026, ossia 100 anni dopo rispetto a quando è stato scritto) in cui le divisioni classiste sembrano accentuarsi. Il film è tra le opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Guerre stellari.
La trama del film ruota attorno agli scontri tra la classe dominante, che vive in lussuosi grattacieli, e la classe operaia, costretta a lavorare in condizioni disumane nel sottosuolo della città. Il figlio del potente Joh Fredersen, Freder, si innamora di Maria, una giovane profetessa che predica la pace e l’armonia tra le classi. Il padre di Freder, però, ordina al suo scienziato Rotwang di creare un robot a immagine di Maria, per seminare il caos e la rivolta tra gli operai. Freder dovrà quindi salvare la vera Maria e impedire la distruzione di Metropolis.
Il film è stato di grande impatto visivo e tecnico e ha richiesto 17 mesi di riprese e un budget di oltre 5 milioni di Reichsmark. La pellicola ha fatto uso di effetti speciali innovativi, come il compositing, il montaggio ritmico, le miniature, le animazioni e il rotoscope. Il film ha anche introdotto il concetto di robot antropomorfo, con la celebre scena della trasformazione della donna robot.
Metropolis ha avuto una distribuzione travagliata e controversa, venendo tagliato e modificato più volte per adattarsi ai diversi mercati e alle esigenze politiche. Molte scene del film originale sono andate perdute o danneggiate nel tempo, rendendo difficile la sua ricostruzione. Solo nel 2010 è stata presentata una versione restaurata che ripristina quasi completamente il film originale, grazie al ritrovamento di una copia quasi integra in Argentina.
Metropolis è considerato un capolavoro del cinema e un’opera d’arte di grande valore culturale e storico. Il film è stato inserito nel patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2001 e ha ricevuto numerosi riconoscimenti e omaggi da parte di critici, registi, artisti e musicisti. Il film ha anche influenzato il genere della fantascienza, sia letteraria che cinematografica, e ha anticipato temi e problemi della società moderna, come la tecnologia, la globalizzazione, la disuguaglianza e la crisi ecologica.
In questa card il regista Fritz Lang, mostra a Heinrich George, come dovrebbe afferrare Brigitte Helm nella scena del Film.
Sotto la scena del Film.
Cards Posizione 1 e 2 pag. 101 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
(collezione personale)
IL REGISTA
Fritz Lang
Card n.5 Pag.1 ABC (August Batschari Cigarettes) MERCEDES FILMBILDER AUSTöNENDEN FILMEN FILMALBUM 4
(collezione personale)
Fritz Lang, all’anagrafe Friedrich Christian Anton Lang, è stato un regista, sceneggiatore e produttore austriaco naturalizzato statunitense, considerato uno dei maestri del cinema espressionista e della fantascienza. Tra i suoi film più famosi ci sono Metropolis, M, La donna nella finestra e Il grande caldo. Lang ha avuto una vita avventurosa e travagliata, tra la prima guerra mondiale, l’ascesa del nazismo, l’esilio in America e il ritorno in Europa. Lang ha influenzato molti registi successivi, come Alfred Hitchcock, Jean-Luc Godard, Steven Spielberg e Ridley Scott.
Lang nasce il 5 dicembre 1890 a Vienna, in Austria, da una famiglia borghese. Suo padre, Anton Lang, è un celebre architetto, mentre sua madre, Paula Schlesinger, è ebrea. Lang non segue le orme del padre, ma si appassiona all’arte e alla letteratura. Frequenta l’Accademia delle Arti Grafiche di Vienna e inizia a lavorare come scenografo e pittore in diversi cabaret della città. Nel 1913, intraprende un lungo viaggio intorno al mondo, visitando l’Europa, l’Africa, l’Asia e l’America. Durante il viaggio, si guadagna da vivere disegnando fumetti per i quotidiani e dipingendo cartoline. Si interessa anche al cinema, che inizia a diffondersi come forma di spettacolo popolare.
Nel 1914, Lang torna in Austria in occasione dello scoppio della prima guerra mondiale. Si arruola volontariamente nell’esercito imperiale e combatte sul fronte orientale e balcanico. Durante i combattimenti, rimane ferito più volte e perde l’occhio destro. Nel corso del periodo della convalescenza, inizia a scrivere sceneggiature per il cinema, ispirandosi ai romanzi d’avventura e ai feuilleton che leggeva da bambino. Nel 1919, Lang debutta alla regia con il film Mezzosangue, un dramma esotico ambientato in India. Lo stesso anno, conosce Thea von Harbou, una sceneggiatrice e scrittrice tedesca, con la quale si sposa l’anno successivo. Von Harbou diventa la principale collaboratrice e musa di Lang, scrivendo le sceneggiature di quasi tutti i suoi film fino al 1932.
Lang si trasferisce a Berlino, dove diventa una delle figure più rappresentative del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che si caratterizza per l’uso di scenografie stilizzate, di luci e ombre contrastanti e di temi psicologici e sociali. Tra i suoi film espressionisti, si ricordano I ragni (1919-1920), una serie di quattro episodi di avventure esotiche, Il dottor Mabuse (1922), un thriller sulle gesta di un geniale criminale, e i due film dedicati alla saga dei Nibelunghi (1924), La morte di Sigfrido e La vendetta di Crimilde, che riprendono il mito germanico di Sigfrido e Brunilde. Il capolavoro di Lang, però, è Metropolis (1927), un film di fantascienza ambientato in un futuro distopico, nel 2026, in cui la società è divisa tra una classe dominante che vive in lussuosi grattacieli e una classe operaia che lavora in condizioni disumane nel sottosuolo della città. Il film è una grandiosa produzione, che richiede 17 mesi di riprese, un budget di oltre 5 milioni di Reichsmark e l’impiego di migliaia di comparse. Il film fa uso di effetti speciali innovativi, come il compositing, il montaggio ritmico, le miniature, le animazioni e il rotoscope. Il film introduce anche il concetto di robot antropomorfo, con la celebre scena della trasformazione della donna robot. Metropolis è un film di grande impatto visivo e tecnico, ma anche di forte valore simbolico e sociale, che esprime una critica al capitalismo, al totalitarismo e alla disumanizzazione della tecnologia. Il film è considerato un modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole come Blade Runner e Guerre stellari. Nel 1929 Fritz Lang gira Una donna nella luna, un film muto di fantascienza basato sul romanzo della moglie Thea von Harbou, in cui racconta di una spedizione spaziale alla ricerca dell’oro lunare.
Nel 1931, Lang realizza il suo primo film sonoro, M, il mostro di Dusseldorf, che narra la caccia a un assassino di bambine da parte della polizia e della malavita. Il film è un capolavoro di suspense e di analisi psicologica, che sfrutta al meglio le potenzialità del sonoro, come il motivo fischiato dall’assassino e le voci fuori campo. Il film è interpretato da Peter Lorre, che diventa famoso per il suo ruolo di maniaco. Il film è anche una denuncia della violenza e della corruzione della società tedesca, che sta per cadere sotto il regime nazista.
Nel 1933, Lang gira il suo ultimo film tedesco, Il testamento del dottor Mabuse, il seguito del film del 1922, in cui il criminale torna a seminare il terrore con i suoi piani diabolici. Il film è vietato dalla censura nazista, che vede nel personaggio di Mabuse una metafora di Hitler. Lo stesso Hitler, però, ammira il talento di Lang e gli propone, tramite il ministro della propaganda Joseph Goebbels, di diventare il responsabile dell’industria cinematografica del Reich. Lang, che ha origini ebree da parte di madre, accetta in un primo momento, ma poi rifiuta e lascia la Germania, temendo per la sua vita. Prima di partire, divorzia dalla moglie Thea von Harbou, che ha aderito al nazismo.
Lang si trasferisce a Parigi, dove gira un solo film, Liliom (1934), una commedia fantastica tratta da un’opera teatrale di Ferenc Molnár. Nel 1935, Lang si reca negli Stati Uniti, dove ottiene la cittadinanza e inizia una nuova carriera a Hollywood. Il suo primo film americano è Furia (1936), un dramma sociale con Spencer Tracy, che denuncia il linciaggio e la giustizia sommaria. Il film è prodotto da Joseph L. Mankiewicz, che diventa un amico e un sostenitore di Lang.
Negli anni Quaranta, Lang realizza una serie di film antinazisti, che riflettono il suo impegno politico e la sua esperienza di esule. Tra questi, si ricordano La donna del ritratto (1944), un thriller psicologico con Edward G. Robinson e Joan Bennett, Anche i boia muoiono (1943), un film di resistenza scritto in collaborazione con Bertolt Brecht, e Il ministero della paura (1944), un film di spionaggio con Ray Milland. Lang si dedica anche al genere western, con film come Il vendicatore di Jess il bandito (1939), il suo primo film a colori, e I cavalieri del Nord Ovest (1952), con Robert Young e Randolph Scott.
Negli anni Cinquanta, Lang si afferma come uno dei maestri del film noir, un genere che esplora i temi del crimine, della violenza, della corruzione e della fatalità. Tra i suoi film noir, si ricordano La donna nella finestra (1944) e Dietro la porta chiusa (1945), entrambi con Edward G. Robinson e Joan Bennett, Il grande caldo (1953), con Glenn Ford e Gloria Grahame, La strada della violenza (1954), con Robert Ryan e Ida Lupino, e La donna che visse due volte (1958), con Henry Fonda e Vera Miles. Lang si cimenta anche in altri generi, come la commedia musicale (Tu sei il mio destino, 1941, con Marlene Dietrich), il melodramma (La casa di bambola, 1943, con Joan Bennett), il film d’avventura (I pirati della Malesia, 1952, con Stewart Granger e James Mason) e il film storico (La tigre di Eschnapur, 1959, e Il sepolcro indiano, 1959, entrambi girati in India).Nel 1956, Lang torna in Europa, dove gira i suoi ultimi film. Tra questi, si ricordano La mille e seconda notte (1959), una commedia fantastica con Debra Paget e Oskar Werner, Il diabolico dottor Mabuse (1960), il terzo e ultimo capitolo della saga del criminale, e Il grande spettacolo (1963), un film di guerra con Hardy Krüger e Peter van Eyck. Il regista si ritira dal cinema nel 1964, a causa di problemi di salute e di vista. Muore il 2 agosto 1976 a Beverly Hills, in California, all’età di 85 anni. Viene sepolto nel Forest Lawn Memorial Park di Glendale. Lang lascia un’eredità artistica e culturale di grande rilievo, essendo stato uno dei registi più innovativi, influenti e originali della storia del cinema. Lang ha saputo esprimere la sua visione del mondo, spesso pessimista e critica, attraverso film di diversi generi e stili, che hanno segnato il cinema espressionista, il cinema di fantascienza, il film noir e il cinema politico. Lang ha influenzato molti registi successivi, come Alfred Hitchcock, Jean-Luc Godard, Steven Spielberg e Ridley Scott, che hanno riconosciuto il suo apporto al linguaggio cinematografico e alla cultura popolare.
Primo piano di Fritz Rasp per il Film "La Donna nella Luna"
Card Posizione 1 pag.117 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
Sulla Luna. Scena dal Film "Donna nella Luna" con Willy Fritsch, Gerda Maurus e Gustl Stark-Gstettenbaur
Card Posizione 1 pag.97 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
Scena tratta dal Film Dr. Mabuse (Rudolf Klein-Rogge) che stampa denaro falso, fa smistare le banconote false da persone non vedenti che non possono tradirlo.
Card Posizione 1 pag.59 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
La foresta artificiale dello studio nel film "I NIBELUNGHI". Paul Richter nel ruolo di Sigfrido.
Card Posizione 1 pag.106 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
(collezione personale)
IL CAST di METROPOLIS:
Alfred Abel
Card Posizione 6 pag.35 SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM2
(collezione personale)
Alfred Abel nacque a Lipsia il 12 marzo 1879 da una famiglia di commercianti. Prima di dedicarsi alla recitazione, studiò silvicoltura, giardinaggio, economia e disegno artistico. Debuttò come attore teatrale in Svizzera e poi si trasferì a Berlino, dove lavorò con il celebre regista Max Reinhardt. Nel 1913, entrò nel mondo del cinema grazie all’attrice Asta Nielsen, che lo scelse per il suo film Notti veneziane. Da allora, apparve in oltre 140 film tra il 1913 e il 1937, collaborando con registi come Ernst Lubitsch, F. W. Murnau e Richard Oswald. Interpretò spesso personaggi di autorità o di nobiltà, mostrando una grande capacità di esprimere le tensioni psicologiche dei suoi ruoli con espressioni sobrie e raffinate. Il suo ruolo più celebre fu quello di Joh Fredersen, il tirannico padrone della metropoli, nel capolavoro di Fritz Lang Metropolis (1927). Abel fu anche regista e produttore di alcuni film, tra cui Narcosi (1929), un’opera influenzata dallo stile espressionista. Morì a Berlino il 12 dicembre 1937, a causa di un infarto.
Gustav Fröhlich
Cards Posizione 3 e 4 pag. 10 SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM 2
(collezione personale)
Gustav Fröhlich è stato un attore e regista tedesco, nato il 21 marzo 1902 a Hannover e morto il 22 dicembre 1987 a Lugano. È famoso soprattutto per aver interpretato il ruolo di Freder Fredersen nel film Metropolis di Fritz Lang nel 1927. Ha recitato in molti altri film, sia muti che sonori, spaziando dal genere drammatico a quello musicale e comico. Durante il periodo nazista, ha diretto alcuni film e ha continuato a lavorare come attore, senza però partecipare a pellicole di propaganda. Dopo la guerra, ha ridotto le sue apparizioni cinematografiche e si è ritirato definitivamente nel 1956. Si è sposato due volte: la prima con la cantante e attrice ungherese Gitta Alpár, da cui ha avuto una figlia, e la seconda con Maria Hajek, fino alla morte di lei.
Rudolf Klein-Rogge
Card n.205 pag. 21 SALEM FILMBILDER
(collezione personale)
Rudolf Klein-Rogge è stato un attore tedesco nato a Colonia nel 1885 con il nome di Friedrich Rudolf Klein. Si laureò in storia e letteratura e studiò recitazione con Hans Siebert, un famoso attore di Vienna. Debuttò nel teatro nel 1909 e nel cinema nel 1912. Nel 1914 sposò Thea von Harbou, una scrittrice e sceneggiatrice che collaborò con Fritz Lang, il regista che lo rese celebre in tutto il mondo. Klein-Rogge interpretò ruoli sinistri e memorabili in film come Il dottor Mabuse, I Nibelunghi, Metropolis, La donna nella luna e M - Il mostro di Düsseldorf. Nel 1921 von Harbou lo lasciò per Lang e Klein-Rogge si trasferì in Francia, dove partecipò a film di rilievo come Napoleone di Abel Gance e L’Atlantide di Georg Wilhelm Pabst. Con l’avvento del nazismo, si ritirò dalla scena cinematografica e morì in Austria nel 1955.
Fritz Rasp
Card Posizione 5 pag.17 SALEM GOLD-FILM-BILDER ALBUM2
(collezione personale)
Fritz Rasp è stato un attore tedesco che ha recitato in più di 100 film tra il 1916 e il 1976. Era noto per aver interpretato spesso ruoli di cattivo o di personaggio ambiguo nel cinema tedesco degli anni '20 e '30. Alcuni dei suoi film più famosi sono Metropolis (1927), dove ha impersonato il misterioso “Der Schmale” (L’uomo magro), L’opera da tre soldi (1931), dove ha interpretato il truffatore “J. J. Peachum”, e Il diario di una donna perduta (1929), dove ha sedotto la protagonista Meinert.
Rasp è nato a Bayreuth, tredicesimo figlio di un geometra. Ha studiato recitazione a Monaco di Baviera e ha debuttato sul palcoscenico nel 1909. Ha lavorato con registi come Ernst Lubitsch, Fritz Lang, Georg Wilhelm Pabst e Bertolt Brecht, e con attori come Albert Bassermann, Joseph Schildkraut e Werner Krauss.
Rasp è morto di cancro a 85 anni a Gräfelfing, dove è anche sepolto. Suo figlio Andreas Rasp era un insegnante e poeta, sua figlia Renate Rasp una scrittrice associata al Gruppo 47.
Theodor Loos
Card Posizione 4 pag. 20 BULGARIA-GOLD-FILM-BILDER
(collezione personale)
Theodor Loos è stato un attore tedesco nato il 18 maggio 1883 a Zwingenberg, figlio di un orologiaio e costruttore di strumenti musicali. Ha lavorato come attore teatrale e cinematografico, recitando in più di 170 film, soprattutto nel periodo del cinema muto. È noto per aver interpretato numerosi ruoli nei film di Fritz Lang, tra cui il professor Georgy in Metropolis (1927) e l’ispettore Lohmann in M - Il mostro di Düsseldorf (1931). Durante il regime nazista, Loos fu membro del consiglio consultivo del presidente della Reichsfilmkammer, l’ente che regolava l’industria cinematografica tedesca. Dopo la fine della guerra, Loos tornò a dedicarsi al teatro, entrando a far parte del Staatstheater di Stoccarda. I suoi due figli morirono entrambi al fronte durante la seconda guerra mondiale. Loos morì a Stoccarda il 27 giugno 1954, all’età di 71 anni.
Heinrich George
Card Posizione 2 pag. 10 BULGARIA-GOLD-FILM-BILDER
(collezione personale)
Heinrich George, nato Georg August Friedrich Hermann Schulz, è stato un attore teatrale e cinematografico tedesco, attivo tra il 1912 e il 1945. Ha ottenuto alcuni dei suoi primi ruoli sul grande schermo nei film di Fritz Lang Metropolis e Berlin Alexanderplatz. Ha lavorato anche con registi come Richard Oswald, Wilhelm Dieterle, Leopold Jessner e Erwin Piscator. Prima della presa del potere da parte dei nazisti, era stato membro attivo del Partito Comunista Tedesco e di conseguenza non gli fu permesso di continuare a lavorare e venne inserito in una lista di attori "indesiderabili". Alla fine però venne a patti con il nuovo regime e durante la seconda guerra mondiale interpretò un certo numero di film di propaganda come Süss l’ebreo e La cittadella degli eroi. Heinrich George fu catturato dai russi nel maggio del 1945, quando le truppe sovietiche occuparono Berlino. George si trovava nella sua villa a Grunewald, dove aveva ospitato alcuni rifugiati e feriti. I russi lo arrestarono con l’accusa di essere un collaborazionista nazista e lo portarono nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Lì subì torture e maltrattamenti, fino a morire di fame nel settembre del 1946.
Brigitte Helm
Cards Posizione 3 e 5 pag. 1 BUNTE FILM BILDER ALBUM 7
(collezione personale)
Nata a Berlino nel 1908, Helm iniziò la sua carriera cinematografica a 19 anni, dopo essere stata notata da Lang mentre lavorava come segretaria negli studi della UFA. Interpretò una trentina di film, tra cui La nave dei sette peccati (1928), Il denaro (1928), Alraune, la figlia del male (1930), Gloria (1931), Atlantide (1932) e Il marito ideale (1935).
Helm fu considerata per il ruolo di protagonista in L’angelo azzurro (1930), ma lo rifiutò e la parte andò a Marlene Dietrich. Lavorò con registi come G.W. Pabst, Marcel L’Herbier e Richard Oswald, e si distinse per la sua bellezza e il suo talento nel rappresentare personaggi di femme fatale.
Nel 1935 si ritirò dalle scene, in disaccordo con il regime nazista, e si trasferì in Svizzera con il suo secondo marito, l’industriale Hugo Kunheim, con cui ebbe quattro figli. Nel 1933, incise anche un singolo discografico, Fidèle/Prenez garde, Messieurs, con Eric Harden e la sua orchestra.
Brigitte Helm morì nel 1996 ad Ascona, in Svizzera, all’età di 88 anni. Nella sua vita, rifiutò sempre di rilasciare interviste sulla sua carriera cinematografica. È considerata un’icona del cinema muto tedesco e una delle prime dive della storia del cinema.
Maria e il Maschinenmensch in Metropolis
Brigitte Helm
Brigitte Helm è l’attrice tedesca che interpreta sia Maria che il Maschinenmensch in Metropolis. Helm dimostra una grande abilità nel cambiare espressione e atteggiamento a seconda del personaggio. La scelta di usare la stessa attrice per i due ruoli è significativa, perché sottolinea il contrasto tra la purezza e la corruzione, tra la vita e la morte, tra l’umano e il meccanico. Helm fu scelta da Lang dopo aver partecipato a un provino tra migliaia di candidate. Helm subì molte difficoltà durante le riprese, a causa del costume metallico del robot, che le provocava ferite e ustioni. Helm interpretò una trentina di film, tra cui La nave dei sette peccati, Il denaro, Alraune, la figlia del male, Gloria, Atlantide e Il marito ideale. Nel 1935, si ritirò dalle scene e si trasferì in Svizzera, dove visse fino alla sua morte nel 1996. Helm rifiutò sempre di rilasciare interviste sulla sua carriera cinematografica.
Maria
Card Posizione 1 pag.130 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
(collezione personale)
Maria è una giovane donna che vive tra gli operai e li guida con la sua predicazione pacifista e religiosa. Lei è l’unica che crede nella possibilità di una mediazione tra le due classi sociali, attraverso il “mediatore del cuore”. Maria è innamorata di Freder, il figlio del padrone della città, Fredersen, e lo aiuta a scoprire la realtà degli operai. Rapita dallo scienziato Rotwang, che la usa come modello per creare il Maschinenmensch. La donna riesce a fuggire e a salvare gli operai e i loro figli dalla catastrofe provocata dal robot. Maria è il simbolo della speranza e dell’amore tra i due mondi della città.
Il Maschinenmensch
Card Posizione 2 pag.96 VOM WERDEN DEUTSCHER FILMKUNST DER STUMMEFILM
(collezione personale)
Il Maschinenmensch, o donna-robot, è il robot creato da Rotwang, che lo modella sulle sembianze di Maria per usarlo come strumento di vendetta contro Fredersen. Il robot viene programmato per seminare il caos e la violenza tra gli operai, spingendoli a ribellarsi e a distruggere le macchine che li sfruttano. Il Maschinenmensch seduce anche Freder, facendogli credere che sia Maria, e si esibisce in una danza sensuale nel club Yoshiwara, dove attira l’attenzione di molti uomini potenti. Il Maschinenmensch è l’antitesi di Maria, perché rappresenta la falsità e l’odio che dividono i due mondi della città. Nella card ALFRED ABEL, RUDOLF KLEIN-ROGGE e la donna artificiale interpretata da BRIGITTE HELM in "METROPOLIS".
LOCANDINA TEDESCA DEL FILM
PLAY FILM►
The Man Who Laughs (1928)
L'UOMO CHE RIDE E LA NASCITA DI JOKER
L’uomo che ride è un film muto diretto da Paul Leni nel 1928, tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo. Il film è ambientato nella Londra del tardo XVIII secolo e racconta la storia di Gwynplaine, un giovane orfano con un volto sfregiato che gli conferisce un ghigno perenne. Gwynplaine si esibisce come fenomeno da baraccone, viaggiando da fiera a fiera con il suo fedele compagno Ursus, la piccola Dea (che è cieca) e il cane Homo. Quando Gwynplaine diventa adulto, scopre di essere in realtà il figlio di un aristocratico.
L’uomo che ride è considerato uno dei capolavori del cinema espressionista tedesco, un movimento artistico che si caratterizzava per l’uso di luci e ombre drammatiche, scenografie distorte e angolari, e temi cupi e inquietanti. Il film riflette anche il clima di crisi sociale ed economica della Germania degli anni Venti, segnata dalla sconfitta nella Prima guerra mondiale, dall’iperinflazione e dalla disoccupazione.
La figura di Gwynplaine con il suo ghigno disperato e la sua sofferenza ha influenzato profondamente la creazione del personaggio di Joker, il celebre nemico di Batman. Il Joker esordisce nel 1940 nel primo volume della serie a fumetti Batman pubblicato dalla DC Comics. Da allora, è diventato una delle icone con il maggior numero di trasposizioni cinematografiche e televisive, ma chiunque sia stato chiamato ad interpretarlo ha creato una propria personalissima versione del personaggio. Si pensi a Jack Nicholson nel film di Tim Burton, a Heath Ledger nel Cavaliere Oscuro, fino all’ultimo acclamato Joker di Joaquin Phoenix.
Il Joker di Todd Phillips, in particolare, presenta molti paralleli con l’uomo che ride. I tagli sulle labbra di Gwynplaine diventano la sindrome del riso incontrollato di Arthur Fleck. Ambedue vedono come unica via di fuga dalla loro emarginazione quella di far ridere la gente, sono i reietti di una società che li sbeffeggia e li denigra. Entrambi però si ribelleranno ognuno a modo suo, come ogni Joker che si rispetti.
Il film di Leni non è stata l’unica fonte di ispirazione per il personaggio di Joker. Nel corso della sua storia, il Joker ha avuto altre influenze, come il personaggio di Conrad Veidt nel film Il gabinetto del dottor Caligari (1920), il giullare malvagio di Batman: The Killing Joke (1988), il serial killer John Wayne Gacy (1978-1994), e il comico fallito interpretato da Jerry Lewis in Re per una notte (1982).
IL REGISTA
Paul Leni
Paul Leni è stato uno dei maggiori esponenti del cinema espressionista tedesco, un movimento che si caratterizzava per l’uso di scenografie distorte, luci e ombre drammatiche, angoli di ripresa insoliti e temi psicologici e fantastici. Leni ha iniziato la sua carriera come pittore e scenografo teatrale, collaborando con registi come Joe May ed Ernst Lubitsch. Ha debuttato alla regia nel 1916 con Das Tagebuch des Dr. Hart, un film a episodi che raccontava le vicende di un medico e dei suoi pazienti. Tra i suoi film più noti in Germania ci sono La scala di servizio (1921), una storia d’amore e tradimento ambientata in un condominio, e Il gabinetto delle figure di cera (1924), un film a episodi che mescolava horror, avventura e commedia, con protagonisti Emil Jannings, Conrad Veidt e Werner Krauss. Leni si distingueva per la sua abilità nel creare atmosfere suggestive e nel sfruttare gli effetti speciali, come il montaggio parallelo, le sovrimpressioni, le dissolvenze e le animazioni. Nel 1927, Leni si trasferì a Hollywood, dove fu ingaggiato dalla Universal Studios per dirigere film horror e thriller. Il suo primo film americano fu Il castello degli spettri (1927), un adattamento di una commedia di John Willard, che ebbe un grande successo e influenzò il genere del film di casa stregata. Seguirono The Chinese Parrot (1927), un film poliziesco tratto da un romanzo di Earl Derr Biggers, e L’uomo che ride (1928), un melodramma storico tratto da un romanzo di Victor Hugo, con protagonista Conrad Veidt nei panni di un nobile sfigurato da un ghigno permanente. Il suo ultimo film fu Il teatro maledetto (1929), un giallo ambientato in un teatro abbandonato, dove si ripete lo spettacolo in cui era avvenuto un misterioso omicidio. Leni morì lo stesso anno, a causa di una sepsi, lasciando incompiuto il suo progetto di adattare Frankenstein di Mary Shelley. Paul Leni è considerato uno dei precursori del cinema horror e fantastico, e ha influenzato registi come James Whale, Alfred Hitchcock, Tim Burton e Guillermo del Toro.
IL CAST di The Man Who Laughs:
Conrad Veidt
Card n.54 Für UNSERE FILM-LIEBLINGE DAS ORAMI-ALBUM
(collezione personale)
Conrad Veidt, nato a Berlino nel 1893 da genitori di origine ebraica, fu uno dei più grandi attori del cinema muto tedesco. Si appassionò al teatro fin da ragazzo e frequentò la scuola di Max Reinhardt, uno dei più influenti registi dell’epoca. Salì sul palcoscenico per la prima volta nel 1914 e nello stesso anno esordì sul grande schermo. Collaborò con i più importanti cineasti tedeschi, come Robert Wiene, Fritz Lang e F.W. Murnau. Il suo ruolo più noto fu quello di Cesare, il sonnambulo manipolato dal dottor Caligari per uccidere, nel film Il gabinetto del dottor Caligari (1920), un capolavoro del cinema espressionista. Il film si distingue per la sua scenografia angosciosa e deformata, che esprime lo stato d’animo dei personaggi e crea un clima di terrore. Conrad Veidt si specializzò in personaggi malvagi e tormentati, come il vampiro Nosferatu, il criminale Mabuse e il falso profeta Tartufo. Recitò anche in Francia e in Svezia, dove partecipò alla versione cinematografica de Il conte di Montecristo. Nel 1933, dopo la salita al potere dei nazisti, Conrad Veidt abbandonò la Germania e si stabilì in Inghilterra, dove acquisì la cittadinanza britannica. Qui proseguì la sua carriera in film di successo, come Il ladro di Bagdad (1940), in cui impersonava il perfido gran visir Jaffar. Nel 1941 si trasferì negli Stati Uniti, dove divenne cittadino americano. Qui interpretò ruoli di antagonista, come il maggiore Strasser in Casablanca (1942), uno dei film più celebri della storia del cinema. Morì nel 1943, per un infarto, mentre giocava a golf. Il suo ultimo film fu Al di sopra di ogni sospetto (1943), in cui vestiva i panni di un ufficiale nazista. Conrad Veidt fu un attore di grande fascino e bravura, che diede vita a personaggi complessi e sfumati. Fu anche un uomo di grande onestà e coraggio, che si oppose al regime nazista e che appoggiò la causa degli ebrei e degli alleati. Fu anche un benefattore, che devolse gran parte dei suoi guadagni a organizzazioni umanitarie e di aiuto. Fu ammirato e apprezzato da colleghi e amici, come il regista Michael Curtiz, che disse di lui: “Era un uomo meraviglioso e un grande attore. Non lo dimenticherò mai”.
Mary Philbin
Card n.5 CINEMA STUDIES issued by NICOLAS SARONY & C°
(collezione personale)
Mary Philbin è stata un’attrice statunitense che ha recitato in diversi film muti negli anni venti. È famosa per il suo ruolo di Christine Daaé nel film del 1925 Il fantasma dell’opera al fianco di Lon Chaney, e per quello di Dea in L’uomo che ride del 1928. Entrambi i film la vedevano nella parte della “Bella” in vicende ricalcate sull’archetipo de La bella e la bestia.
Nata in una famiglia cattolica appartenente alla classe media di origine irlandese, iniziò la propria carriera di attrice dopo aver vinto un concorso di bellezza patrocinato dalla Universal Pictures. Debuttò sul grande schermo nel 1921 e nel corso degli anni venti diventò un’attrice di successo, prendendo parte a diversi film di primo piano, tra cui La legge dell’amore nel 1928, dove fu diretta da D. W. Griffith. Nel 1922, vinse la prima edizione del premio WAMPAS Baby Stars, un’iniziativa pubblicitaria promossa negli Stati Uniti dalla Western Association of Motion Picture Advertisers, che premiava ogni anno tredici ragazze giudicate pronte ad iniziare una brillante carriera nel cinema.
Tuttavia, come molte altre acclamate stelle dell’epoca del muto, la Philbin non riuscì a proseguire la propria carriera oltre l’avvento del sonoro agli inizi degli anni trenta. Prima di ritirarsi interpretò comunque alcuni ruoli parlati e soprattutto doppiò se stessa per la riedizione sonorizzata de Il fantasma dell’opera. Dopo essersi ritirata dalle scene dedicò la propria vita a prendersi cura dei suoi anziani genitori. Nel 1927 si era fidanzata con il dirigente della Universal Paul Kohner, ma aveva rotto il fidanzamento per l’opposizione dei genitori, dato che lei era cattolica mentre Kohner era un ebreo osservante di origine ceca. Non si sposò mai e si mostrò in pubblico molto di rado. Una delle sue poche apparizioni pubbliche fu negli ultimi anni trascorsi a Los Angeles in occasione della prima del musical di Andrew Lloyd Webber The Phantom of the Opera. Mary Philbin morì di polmonite nel 1993 all’età di 90 anni e venne sepolta al Calvary Cemetery di Los Angeles.
Olga Baclanova
Card n.16 CINEMA STUDIES issued by NICOLAS SARONY & C°
(collezione personale)
Olga Baclanova è stata un’attrice russa che ha recitato in diversi film muti e sonori negli Stati Uniti, tra gli anni venti e gli anni cinquanta. È famosa per il suo ruolo di Cleopatra nel film horror del 1932 Freaks, diretto da Tod Browning, dove interpretava una trapezista malvagia che tentava di uccidere il suo sposo nano per ereditare la sua fortuna. Un altro ruolo importante che ha avuto è stato quello della Duchessa Josiana nel film del 1928 The Man Who Laughs, dove era la “Bella” in una storia ispirata a La bella e la bestia. Josiana era una nobildonna capricciosa e volubile che doveva sposare Gwynplaine, il protagonista del film, per ordine della regina Anna. Josiana era attratta dal sorriso deformante di Gwynplaine, ma lo disprezzava per la sua origine umile. Nel film, Josiana tentava di sedurre Gwynplaine, ma veniva respinta da lui, che era innamorato di Dea, una ragazza cieca che lo aveva sempre accettato. Josiana era anche coinvolta in una cospirazione contro la regina, orchestrata dal suo amante Lord Dirry-Moir.
Baclanova nacque a Mosca nel 1893 da una famiglia di artisti. Studiò recitazione al Teatro d’arte di Mosca e apparve in diversi film russi prima di emigrare negli Stati Uniti nel 1925 con una compagnia teatrale. Debuttò a Hollywood nel 1927 nel film The Dove e da allora partecipò a numerosi film di successo, come The Docks of New York, The Wolf of Wall Street e Downstairs. Baclanova si sposò tre volte e ebbe due figli. Si ritirò dalle scene nel 1955 e visse in Svizzera fino alla sua morte nel 1974.
LOCANDINA AMERICANA DEL FILM
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