Le cigarette cards, piccole schede collezionabili distribuite insieme ai pacchetti di sigarette, erano molto popolari tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo. Queste carte raffiguravano una vasta gamma di soggetti, tra cui attori e attrici del cinema, e sono diventate preziosi reperti storici che ci offrono uno sguardo unico sul passato. Attraverso la mia collezione di cigarette cards, analizzeremo come i costumi cinematografici si sono evoluti nel corso degli anni, influenzando e riflettendo le tendenze della moda dell’epoca.
Dai primi film muti agli sfarzosi musical degli anni '30 e '40, i costumi hanno sempre avuto un ruolo centrale nel definire l’identità visiva dei film. Esploreremo come i costumisti hanno lavorato per creare abiti che non solo fossero esteticamente piacevoli, ma che contribuissero anche a raccontare la storia e a delineare i personaggi. Inoltre, vedremo come l’istituzione dell’Oscar per i migliori costumi nel 1948 abbia riconosciuto l’importanza di questa arte nel mondo del cinema.
Nel silenzio eloquente delle sale cinematografiche dei primi del Novecento, un nuovo medium artistico prendeva vita. I film muti, con le loro sequenze in bianco e nero, offrivano agli spettatori storie raccontate senza parole, dove ogni gesto, ogni espressione e ogni costume avevano il potere di trasmettere emozioni e narrativa. In questo universo visivo, i costumi non erano semplici indumenti, ma strumenti narrativi che delineavano il carattere e lo stato sociale dei personaggi. Gli attori, spesso, portavano i propri abiti da casa, aggiungendo un tocco di autenticità e personalità ai loro ruoli.
Questi abiti, sebbene fossero di uso quotidiano, venivano trasformati dalla magia del cinema in iconiche rappresentazioni dell'epoca. Un cappello poteva indicare lo status sociale, mentre un abito consumato poteva raccontare una storia di difficoltà e lotta. La mancanza di colore non diminuiva l'impatto visivo dei costumi, anzi, accentuava le texture e le forme, permettendo agli spettatori di percepire e interpretare la moda e i costumi dell'epoca attraverso sfumature di grigio.
Card n.13 della serie HOW FILMS ARE MADE
B. MORRIS & SONS LTD (1934)
(Collezione personale)
Con il passare del tempo, i costumisti iniziarono a sperimentare con materiali, disegni e accessori, cercando di catturare l'essenza dei personaggi e delle storie che volevano raccontare. Questo processo creativo ha portato alla nascita di costumi che, pur essendo fedeli al periodo storico rappresentato, erano arricchiti da un tocco di teatralità e fantasia, elementi che sarebbero diventati distintivi del cinema successivo.
La collezione di cigarette cards, con le sue immagini di attori e attrici vestiti per i loro ruoli, diventa così un archivio visivo di questa evoluzione. Ogni carta è una finestra sul passato, un frammento di storia che ci permette di esplorare come i costumi dei film muti abbiano influenzato la percezione e la rappresentazione della moda e della società.
Attraverso queste piccole ma significative testimonianze, possiamo viaggiare indietro nel tempo e osservare come i costumi dei film muti riflettessero e al contempo modellavano le tendenze della moda. Dalle silhouette austere e formali dell'era vittoriana alle linee più audaci e liberate del nuovo secolo, i costumi cinematografici hanno segnato il passaggio da una società rigida a una più espressiva e dinamica.
Card n.21 della serie HOW FILMS ARE MADE
B. MORRIS & SONS LTD (1934)
(Collezione personale)
Il primo capitolo di questa storia, quindi, si apre con un'immagine: quella di un attore o un'attrice che, davanti allo specchio del camerino, indossa i propri abiti, pronti a trasformarsi sotto i riflettori in un'icona senza tempo. È un momento di trasformazione, non solo per chi indossa il costume, ma per l'intera arte cinematografica, che da quel punto in poi non smetterà mai di evolversi e incantare.
Il cinema muto segna un'era fondamentale nella storia del cinema, un periodo in cui l'assenza di dialoghi sonori ha dato vita a un linguaggio visivo ricco e espressivo. Tra il 1915 e il 1927, il cinema ha visto la nascita di capolavori che hanno sfruttato il costume come strumento narrativo primario. In questo periodo, il costume non era solo un abito indossato dagli attori, ma un elemento chiave che contribuiva alla narrazione, sostituendo e amplificando la parola non pronunciata.
La nascita dei primi film è stata caratterizzata da sperimentazioni tecniche e stilistiche, dove il costume ha avuto il compito di definire immediatamente il personaggio, il suo status sociale, le sue emozioni e le sue intenzioni. Film come "Nascita di una nazione" di D.W. Griffith hanno utilizzato il costume per creare un'immediata distinzione tra i personaggi, sfruttando colori e stili per riflettere ideologie e sentimenti. Allo stesso modo, "Il gabinetto del dottor Caligari" di Robert Wiene ha fatto uso di costumi e scenografie stilizzate per creare un'atmosfera onirica e disturbante, che ha contribuito a definire il genere del cinema espressionista tedesco.
Questi film non solo hanno mostrato come il costume potesse sostituire la parola, ma hanno anche dimostrato come potesse influenzare l'atmosfera e la percezione psicologica del pubblico. Il costume nel cinema muto era un linguaggio a sé stante, capace di trasmettere messaggi complessi e di arricchire la trama senza l'uso della voce. Questo ha permesso ai registi e ai costumisti di esplorare nuove forme di espressione, rendendo il costume un elemento artistico e narrativo di primaria importanza.
Nei primi anni del cinema, spesso erano gli scenografi a occuparsi anche dei costumi, come nel caso di “Cabiria”. Non esistevano ancora figure specializzate esclusivamente nella creazione dei costumi.
Con il tempo, però, la professione del costumista divenne più definita e specializzata.
INTOLERANCE
Tra i primissimi film in cui il costume ha avuto un'importanza significativa, possiamo citare le opere del cinema muto come "Intolerance" (1916) di D.W. Griffith, che con i suoi elaborati costumi ha contribuito a creare un'immersione storica senza precedenti. Anche "The Birth of a Nation" (1915), sempre di Griffith, nonostante le sue controversie, è noto per l'uso dei costumi nell'epoca della Guerra Civile Americana.
Poster del Film
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Il film “Intolerance” (1916), diretto da David Wark Griffith, è un’opera monumentale che abbraccia circa 2500 anni di storia, rappresentando quattro episodi paralleli: la caduta di Babilonia, la Palestina ai tempi di Gesù, la strage degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo e un episodio moderno ambientato negli Stati Uniti. Uno degli elementi chiave che contribuisce a rendere questo film un capolavoro visivo è l’uso dei costumi.
CLARE WEST
Clare West è stata una delle prime costumiste di Hollywood e ha lavorato su molti film importanti dell’epoca del cinema muto. La carriera di West è spesso associata a “Intolerance” del 1916, forse a causa delle polemiche suscitate dal film precedente, ma il suo primo film fu il monumentale e controverso “The Birth of a Nation”, su cui lavorò per due anni e che uscì nel 1915. Sebbene tecnicamente innovativo, il film è noto per la sua narrativa razzista, che giustificava una violenza inimmaginabile e lodava la creazione del Ku Klux Klan. A West è attribuita la creazione del famoso cappuccio bianco, simbolo distintivo del movimento.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
pagina n. 39 e 40 della rivista PHOTOPLAY - (Aprile 1917)
"Ritorno a Babilonia per le nuove mode LO SCHERMO È UN VERO E PROPRIO CREATORE DI STILE, PERCHÉ LA "PRINCIPESSA AMATA" STA ISPIRANDO I MODISTI DELLA QUINTA STRADA Di Lillian Howard Disegni di Eleanor Howard"
Il suo secondo lavoro su “Intolerance” è particolarmente degno di nota per l’accuratezza storica e la grandiosità dei costumi, che hanno contribuito a rendere il film un capolavoro visivo. I costumi babilonesi di questo film sono stati talmente influenti da ispirare tendenze nella moda dell'epoca, come evidenziato da un articolo di Photoplay del 1917 intitolato "Back to Babylon for New Fashions". West è stata riconosciuta come "Studio Designer" presso la Triangle Film Corporation e si ritiene che "Intolerance" sia stato il primo film di Hollywood a presentare costumi progettati per ogni membro del cast, inclusi gli extra.
Clare West è stata una figura chiave nell'evoluzione del costume cinematografico, sfruttando il suo talento per raccontare storie visive e per esplorare nuove forme di espressione artistica. Il suo lavoro ha gettato le basi per le future generazioni di costumisti e i suoi costumi rimangono un simbolo dell'innovazione e della creatività del cinema muto.
Scena tratta dal film
I costumi in “Intolerance” sono fondamentali per creare un senso di autenticità e per trasportare lo spettatore attraverso le diverse epoche storiche rappresentate nel film. Ogni episodio richiede un’accurata ricostruzione storica, e i costumi giocano un ruolo cruciale in questo processo. Ad esempio, i costumi babilonesi sono ispirati a reperti archeologici e a rappresentazioni artistiche dell’epoca, contribuendo a creare un’immagine vivida e realistica della civiltà babilonese.
I costumi aiutano a definire i personaggi e a comunicare informazioni importanti su di loro senza bisogno di dialoghi. In un film muto come “Intolerance”, questo aspetto è particolarmente importante. Ad esempio, i costumi dei personaggi di alto rango sociale sono riccamente decorati e realizzati con materiali pregiati, mentre quelli dei personaggi di classe inferiore sono più semplici e funzionali. Questo contrasto visivo aiuta lo spettatore a comprendere immediatamente il ruolo e lo status sociale dei personaggi. Griffith utilizza i costumi per enfatizzare le tematiche del film, come l’intolleranza e la lotta per la sopravvivenza. Ad esempio, quelli dei personaggi oppressi sono spesso di colori scuri e tessuti grezzi, mentre quelli degli oppressori sono luminosi e sfarzosi. Questo uso del colore e della texture aiuta a sottolineare le dinamiche di potere e le tensioni sociali presenti nel film.
Scena tratta dal film
“Intolerance” è noto per le sue scenografie grandiose e i suoi costumi elaborati. Con oltre 5.000 costumi e 7.000 comparse, il film rappresenta un trionfo dell’artigianato cinematografico. I costumi contribuiscono a creare un impatto visivo straordinario, rendendo ogni scena un’opera d’arte a sé stante. La cura dei dettagli nei costumi aiuta a creare un’esperienza immersiva per lo spettatore, trasportandolo in mondi lontani e tempi passati. I costumi in “Intolerance” sono un elemento fondamentale che contribuisce alla grandezza del film. Essi non solo aiutano a creare un senso di autenticità storica, ma anche a caratterizzare i personaggi, enfatizzare le tematiche e creare un impatto visivo duraturo. L’eredità di “Intolerance” continua a vivere, influenzando il cinema e la televisione contemporanei.
CLEOPATRA
POSTER del FILM
Card n.6 - ANCIENT EGYPT
CAVANDERS Ltd LONDON (1928)
(Collezione personale)
Un altro film molto importante è "Cleopatra" del 1917, un'impresa monumentale che ha richiesto un impegno straordinario nella creazione dei costumi, elemento chiave per l'atmosfera e l'autenticità del film. I costumi, disegnati con una ricchezza di dettagli e una fedeltà storica impressionante, hanno contribuito a immergere gli spettatori nell'antico Egitto, un mondo di lusso e magnificenza.
Cards n.11 della serie Cinema Stars
Bucktrout & Co. Ltd. (1923)
(Collezione personale)
Theda Bara, nel ruolo della regina Cleopatra, indossava abiti che non solo rispecchiavano lo stile e la moda dell'epoca ma erano anche carichi di simbolismo e significato. Ogni costume era un'opera d'arte, realizzata con tessuti preziosi e decorazioni elaborate, che riflettevano lo status regale e il potere seduttivo del personaggio.
"Wikipedia"
Articolo tratto da - The Washington Times ( Novembre 1917)
Card n.9 - EGYPTIAN KINGS & QUEENS AND CLASSICAL DEITIES
JHON PLAYER & SONS (1912)
(Collezione personale)
La sfida di rappresentare visivamente la storia di Cleopatra è stata affrontata con un'attenzione meticolosa ai dettagli. Gli abiti di scena di Theda Bara sono stati progettati per catturare l'essenza di una regina che ha usato la sua immagine e il suo stile per esercitare influenza e potere. I costumisti hanno lavorato instancabilmente per creare una varietà di look che trasmettessero la complessità del personaggio: da regina divina a seduttrice mortale, ogni aspetto di Cleopatra è stato esplorato attraverso il vestiario.
THEDA BARA
Il processo di creazione dei costumi non è stato solo un esercizio di stile, ma anche un'accurata ricerca storica. Gli abiti dovevano essere fedeli all'epoca rappresentata, pur mantenendo un tocco di modernità che li rendesse accattivanti per il pubblico del tempo. Questo ha richiesto una profonda comprensione della storia e della cultura dell'antico Egitto, così come delle tendenze della moda del 1917. Il risultato è stato un equilibrio perfetto tra autenticità storica e appello contemporaneo, che ha lasciato un segno indelebile nella storia del costume cinematografico.
Scena tratta dal film
A realizzare tutto questo ci pensò George James Hopkins, nato a Pasadena il 23 marzo 1896 e scomparso a Los Angeles l'11 febbraio 1985, è stato un'icona del design scenografico e del costume nel mondo del cinema americano. La sua carriera, iniziata nel 1917 e conclusasi nel 1975, è stata segnata da un talento eccezionale e una dedizione che hanno lasciato un segno indelebile nell'industria cinematografica.
Dopo gli studi in design, Hopkins si avventurò nel teatro come scenografo, per poi fare il grande salto nel cinema con la Fox Film Corporation. Collaborando con il regista J. Gordon Edwards, Hopkins mise in mostra il suo talento in "Cleopatra" (1917), occupandosi sia delle scenografie che dei costumi, dimostrando una versatilità e una visione artistica che lo avrebbero contraddistinto per tutta la vita.
La sua abilità non passò inosservata, come dimostrano le 13 nomination agli Oscar e le quattro vittorie per la migliore scenografia. Tra i film che gli valsero l'ambita statuetta ci sono capolavori come "Un tram che si chiama Desiderio" (1951), "My Fair Lady" (1964), "Chi ha paura di Virginia Woolf?" (1966) e "Hello, Dolly!" (1969), opere che hanno definito l'estetica di un'epoca e continuano a influenzare i designer di oggi.
Oltre a questi, Hopkins ha lavorato su altri film di grande rilievo come "East of Eden" (1955) e "Dial M for Murder" (1954), dimostrando una capacità unica di catturare l'essenza visiva necessaria per portare sullo schermo storie memorabili. La sua vita personale non è stata meno interessante, con il suo nome che è emerso durante le indagini sull'omicidio del regista William Desmond Taylor, uno degli scandali più eclatanti di Hollywood negli anni '20.
George James Hopkins è stato un vero innovatore che ha saputo interpretare e trasformare la visione dei registi in immagini indimenticabili, lasciando un'eredità che continua a ispirare e a essere celebrata nel mondo del cinema. La sua storia è quella di un uomo che, con forbici, tessuti e bozzetti, ha scritto pagine importanti della storia del cinema, dimostrando che dietro ogni grande film c'è sempre un grande scenografo e in questo caso anche un grande costumista.
MALE and FEMALE
Poster tedesco del Film
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Tornando a Clare West, la sua collaborazione con Cecil B. DeMille ha rappresentato un punto di svolta nell'arte del costume cinematografico. West, con il suo talento innovativo e la sua visione artistica, ha saputo interpretare e trasformare le idee di DeMille in costumi che hanno trascinato lo spettatore direttamente nell'epoca dorata di Hollywood. La loro sinergia ha permesso di creare un'estetica visiva che non solo definiva i personaggi ma anche l'atmosfera e il tono delle scene, contribuendo in modo significativo alla narrativa e all'impatto emotivo del film. I costumi di West, infatti, non erano semplici vestiti, ma narrazioni tessute che parlavano di status, potere e psicologia dei personaggi, arricchendo la complessità della storia raccontata da DeMille. Questa partnership ha stabilito nuovi standard per il design dei costumi, influenzando generazioni di costumisti e dimostrando che i costumi sono tanto parte integrante della narrazione quanto la sceneggiatura stessa. L'importanza dei costumi nel cinema è un aspetto cruciale che va oltre la mera estetica, diventando un elemento narrativo fondamentale.
Nel film "Male and Female" del 1919, il costume assume un ruolo di primo piano, fungendo da catalizzatore visivo per la narrazione e per l'esplorazione delle dinamiche di genere e classe. I costumi, disegnati con una maestria che riflette l'opulenza e la complessità dell'epoca, non solo adornano i personaggi ma parlano anche delle loro identità e del contesto sociale in cui si muovono. La pellicola, che si basa sulla commedia "The Admirable Crichton" di J.M. Barrie, presenta una storia di sopravvivenza e di rovesciamento dei ruoli sociali, dove i costumi diventano un elemento chiave per comprendere il cambiamento dei personaggi e la loro evoluzione psicologica.
La scelta dei tessuti, i dettagli sartoriali e gli accessori utilizzati nei costumi di "Male and Female" sono un riflesso fedele delle tendenze della moda del 1919, un periodo caratterizzato da un'eleganza raffinata e da un senso di libertà e praticità che emergeva dopo la prima guerra mondiale. Le donne, rappresentate nel film da Gloria Swanson nel ruolo di Lady Mary Loam, indossano abiti che esprimono una nuova femminilità, con linee più morbide e silhouette che si allontanano dagli stili rigidi del decennio precedente. Gli abiti da tè, i vestiti di seta e velluto, e i costumi ispirati all'antica Babilonia sono esempi di come il costume nel film sia utilizzato per trasportare lo spettatore in un altro tempo e luogo, creando un'esperienza immersiva.
Gloria Swanson and Thomas Meighan in una scena tratta dal film
Thomas Meighan, nel ruolo del maggiordomo Crichton, attraverso il suo costume, incarna la transizione da servitore a leader, simboleggiando il capovolgimento dei ruoli sociali che avviene sull'isola deserta. Il suo abbigliamento, inizialmente formale e rispettoso delle convenzioni, si trasforma in qualcosa di più pratico e adatto alla vita sull'isola, riflettendo il suo adattamento e la sua ascesa a una posizione di comando.
Thomas Meighan and Gloria Swanson in Male and Female (1919)
Lobby Card (1919)
Le scene ambientate nell'antica Babilonia sono particolarmente notevoli per il loro design dei costumi, che incorporano elementi di lusso e dettagli esotici, contribuendo a creare un senso di grandiosità e di dramma. Questi costumi, insieme alla famosa scena del bagno di Gloria Swanson, non solo dimostrano l'abilità di DeMille nell'uso del costume per arricchire la narrazione, ma anche la sua capacità di sfruttare il costume come strumento per esplorare temi più profondi come il potere, la seduzione e la vulnerabilità.
Bebe Daniels che indossa il costume creato da Mitchell Leisen
Nel film "Male and Female" del 1919, oltre a Clare West, altri due costumisti hanno contribuito alla creazione dei costumi: Paul Iribe e Mitchell Leisen. Questi artisti hanno lavorato insieme per realizzare le visioni di Cecil B. DeMille, creando abiti che non solo catturavano l'essenza dei personaggi ma che contribuivano anche a definire il tono visivo del film.
Card n. 248 ORAMI ZWEITE SERIE
(Collezione personale)
I costumi di Bebe Daniels, in particolare, sono stati notati per il loro design ricco e dettagliato, che rifletteva la sua posizione all'interno della storia. La collaborazione tra questi talenti ha permesso di portare sullo schermo una rappresentazione fedele dell'opulenza e del dramma dell'epoca, con costumi che sono diventati iconici nella storia del cinema
Il costume in "Male and Female" non è solo un ornamento, ma un mezzo attraverso il quale si esprimono le tensioni e le aspirazioni dei personaggi, diventando un elemento essenziale per la comprensione del film. La cura dei dettagli e la ricchezza dei materiali utilizzati nei costumi parlano della maestria dei costumisti dell'epoca e della loro capacità di utilizzare il vestiario come un'estensione della personalità dei personaggi e della loro storia.
"Male and Female" è un esempio straordinario di come il costume possa essere impiegato nel cinema per arricchire la narrazione e per fornire uno sguardo approfondito sulle convenzioni sociali e sulle dinamiche di genere. Il film, attraverso i suoi costumi, offre uno spaccato della società del tempo e, allo stesso tempo, una riflessione sulla natura umana e sulle sue contraddizioni.
THE AFFAIRS OF ANATOL
Poster del Film
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La trama segue Anatol Spencer, un uomo insoddisfatto del suo matrimonio che cerca avventure e nuove esperienze. Durante il film, Anatol si imbatte in vari personaggi e situazioni che mettono alla prova la sua moralità e le sue convinzioni. Alla fine, Anatol e sua moglie Vivian decidono di lasciare la vita mondana per ritirarsi in campagna, cercando una vita più semplice e autentica.
“The Affairs of Anatol” rimane un classico del cinema muto, apprezzato non solo per la sua trama intrigante ma anche per il suo cast eccezionale e i costumi magnifici che catturano perfettamente l’essenza dell’epoca. I vestiti del film sono chiaramente ispirati allo stile di Erté, lo scenografo e illustratore di origine russa. Anche se Erté non andò a Hollywood in veste ufficiale fino al 1925, gli abiti di West erano simili alle sue illustrazioni, in particolare per l'uso del velluto nero e delle perle. Questo stile influenzò notevolmente l'estetica del film, contribuendo a creare un'atmosfera di lusso e decadenza. Il film impiegò anche diversi metodi di colorazione, tra cui la colorazione, il viraggio e il processo Handschiegl/Wyckoff. Questo processo litografico a trasferimento di colore, sviluppato da Max Handschiegl con l'aiuto di DeMille, Alvin Wyckoff e Loren Taylor, ha reso visivamente sbalorditivi e straordinari effetti di colorazione.
Fischer, Lucy (2017): Cinema di design. Art Nouveau, Modernismo e Storia del Cinema. New York: Columbia University Press.
Un esempio è la sigaretta rosa con monogramma, colorata con il metodo Handschiegl, che aggiungeva un tocco di modernità e sofisticazione al film
Nel film "The Affairs of Anatol" del 1921, diretto dal visionario Cecil B. DeMille, i costumi non sono solo un riflesso dell'opulenza e del glamour dell'alta società dell'epoca, ma anche un mezzo attraverso il quale si esprime la personalità e lo stato sociale dei personaggi.
Scena tratta dal film
Gloria Swanson, nel ruolo della protagonista, è stata vestita con abiti che incarnano l'eleganza e la sofisticatezza, arricchiti da dettagli come perle e pizzi, che non solo esaltavano il suo status di socialite ma anche la sua presenza scenica. Questi costumi non erano semplici indumenti, ma veri e propri strumenti di storytelling, che aiutavano a trasmettere sottili sfumature del carattere e della psicologia dei personaggi. DeMille, noto per la sua meticolosa attenzione ai dettagli, ha investito notevoli risorse per assicurarsi che ogni costume fosse perfettamente in linea con la visione artistica del film.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
Pag.29 periodico Photoplay (Jul - Dec 1921)
POLPO: Un animale mollusco con dieci lunghe braccia dotate di ventose, grazie alle quali si attacca tenacemente ad altri corpi, due di queste braccia sono più lunghe delle altre. È molto pericoloso per gli uomini, poiché una volta che li intrappola con i suoi lunghi e potenti tentacoli, la fuga è praticamente impossibile. È noto anche come pesce diavolo, catturando la sua preda e tenendola stretta contro ogni opposizione. Gli uomini hanno spesso incontrato la morte in combattimento con il polpo. Questa è la definizione del dizionario. Non esiste ancora una definizione del vestito da polpo.
Ma la creazione sartoriale evidentemente possiede la maggior parte delle caratteristiche del suo omonimo delle profondità marine. Pensavamo che l'ultima parola sui vestiti da "vamp" fosse stata detta. Ma questo era prima che Clare West, stilista speciale per Cecil B. DeMille, concepisse il vestito da polpo, indossato da Bebe Daniels nel ruolo della donna più malvagia di New York, ruolo che interpreta in "The Affairs of Anatol". Il vestito è unico in quanto privo di qualsiasi caratteristica di scollatura. Potresti fare tutti i costumi per la "Regina di Saba" da esso, eppure è considerato la cosa più seducente sullo schermo. È composto da un delicato georgette grigio chiaro, su cui sono fissate le braccia del pesce diavolo in velluto chiffon nero. Le braccia sono delineate con perle enormi e i due enormi occhi nella testa di velluto nero sono anch'essi di perle lucenti. L'effetto guaina sottostante è di velluto grigio acciaio. Il copricapo è composto da fili sciolti di perle intrecciati nei capelli e fissati davanti con una grande fibbia di jet. È un capo d'abbigliamento dall'aspetto davvero mortale. Qualsiasi uomo che si avvicini a quelle braccia non riuscirà mai a scappare. Ma qualcuno vorrà farlo?
La scelta di non includere un costume da polipo per Gloria Swanson, ma piuttosto per un altro personaggio interpretato da Bebe Daniels, dimostra una consapevolezza del simbolismo e dell'impatto visivo. Questa decisione ha permesso di creare un contrasto tra i personaggi e di enfatizzare ulteriormente le differenze tra le loro personalità e ruoli all'interno della narrazione.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
Estratto dal periodico Motion picture news (Sept-Oct 1921)
"The Affairs of Anatol" (USA 1921, Cecil B. DeMille) è un film che merita superlativi da ogni angolazione. Forse nessun altro film prodotto occupa una posizione simile o potrebbe essere selezionato così adeguatamente come esempio di ciò che il fotodramma può raggiungere. "The Affairs of Anatol" non è un "incidente" come spesso è stato affermato per questo film insolito. Rappresenta qualcosa che cervelli, denaro, conoscenze tecniche, esperti di studio e attori eccezionali hanno concepito, pianificato ed eseguito, con una conoscenza molto precisa di quale sarebbe stato il risultato: un film che avrebbe stabilito un nuovo standard perché nessuna parte della sua costruzione ha sofferto in confronto a un'altra - una sorta di "Deacon's One Horse Shay".*
Indubbiamente, a Jeanie MacPherson va il primo premio per il lavoro ben fatto. Con un'idea suggerita dalla commedia omonima, Miss MacPherson ha costruito una storia, senza complicazioni di trama o l'uso di un cattivo, che non è mai banale, di solito altamente divertente e spesso con un tocco veramente umoristico e che porta suspense e interesse dalla prima scena fino alla dissolvenza finale.
A illustrare queste scene ci sono titoli così epigrammatici e abilmente formulati che si ergono come modelli. La continuità è divisa in quattro episodi, con l'azione e gli incidenti di ciascuno ininterrotti - un lavoro perfetto.
Da questo materiale, Cecil DeMille ha consegnato la sua parte di un grande insieme. I set sono sontuosi, a volte bizzarri, e nuovi quando richiesto come sfondo adeguato per l'azione, ma sempre artistici e in linea con lo spirito della commedia. La regia è impeccabile. Ottiene il massimo da ogni incidente, mantiene il ritmo esatto desiderato in ogni scena ma non esagera mai un punto. Il lavoro della camera e le illuminazioni non avrebbero potuto essere migliorati. I titoli artistici sono a colori e stabiliscono un nuovo standard.
* Il termine "Deacon's One Horse Shay" si riferisce a una poesia del 1858 scritta da Oliver Wendell Holmes Sr., intitolata "The Deacon's Masterpiece, or The Wonderful 'One-Hoss Shay'". La poesia racconta la storia di una carrozza (shay) costruita in modo così perfetto che tutte le sue parti si consumano simultaneamente dopo cento anni di utilizzo, anziché rompersi gradualmente nel tempo. Questo concetto viene utilizzato per descrivere qualcosa di costruito con tale precisione e qualità che tutte le sue componenti funzionano perfettamente fino alla fine, senza che nessuna parte si deteriori prima delle altre.
Nel contesto del film "The Affairs of Anatol", l'espressione viene utilizzata per sottolineare come ogni aspetto del film sia stato curato con la massima attenzione ai dettagli, risultando in un'opera in cui nessuna parte è inferiore alle altre. Ogni elemento del film, dai costumi alla regia, dalla scenografia alla fotografia, contribuisce in modo armonioso al risultato finale, proprio come nella "One-Hoss Shay" di Holmes.
"The Affairs of Anatol" è un esempio emblematico di come i costumi nel cinema siano essenziali per costruire il mondo diegetico, arricchire la narrazione e sviluppare i personaggi. La collaborazione tra Cecil B. DeMille e Clare West ha lasciato un'impronta indelebile nell'industria cinematografica, mostrando che i costumi, quando ben progettati, possono diventare un aspetto memorabile e distintivo di un film.
Card n. 76 - DAS ORAMI - ALBUM
(Collezione personale)
Riguardo alla performance di Gloria Swanson in "The Affairs of Anatol" è un esempio del suo talento e della sua versatilità come attrice. Il film stesso è un testamento alla sua capacità di portare complessità e profondità ai suoi ruoli, contribuendo a definire gli standard del cinema muto e a consolidare la sua posizione come una delle grandi star di Hollywood.
COBRA
POSTER del FILM
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"Cobra" è un film drammatico muto del 1925 diretto da Joseph Henabery, noto per i suoi costumi elaborati e spettacolari, che giocano un ruolo cruciale nel definire i personaggi e l'atmosfera del film. I costumi, disegnati da Gilbert Adrian e Lillian M. Turner, sono fondamentali per rappresentare l'eleganza e la sofisticazione dei personaggi principali.
Card posizione 8 pag.31 - JOSETTI FILM ALBUM N°1
(Collezione personale)
Rudolph Valentino, nel ruolo del Conte Rodrigo Torriani, indossa abiti che riflettono il suo status di nobile italiano e il suo fascino da libertino. I costumi di Nita Naldi, che interpreta Elise Van Zile, sono altrettanto elaborati e contribuiscono a delineare il suo personaggio come una donna seducente e misteriosa. Gli abiti eleganti e raffinati di Rodrigo e Elise sottolineano il loro status sociale elevato e le loro personalità complesse. Inoltre, i costumi contribuiscono a creare un contrasto visivo tra i personaggi principali e quelli secondari, enfatizzando le dinamiche di potere e le tensioni emotive all'interno della storia.
Cartolina postale 1660/1
Il lavoro di Gilbert Adrian e Lillian M. Turner su "Cobra" ha avuto un impatto duraturo sul design dei costumi cinematografici. La loro attenzione ai dettagli e la capacità di utilizzare i costumi per arricchire la narrazione visiva del film hanno stabilito nuovi standard per l'industria cinematografica dell'epoca. I costumi non solo aiutano a stabilire l'ambientazione storica e sociale del film, ma giocano anche un ruolo narrativo importante, contribuendo a raccontare la storia e a delineare i personaggi.
Cartolina postale n.873/2 VERLAG "ROSS" Berlin SW 68
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(Collezione personale)
Nita Naldi, nata Mary Nonna Dooley il 13 novembre 1894 a New York, è stata un'attrice di teatro e cinema muto americana, spesso interpretando il ruolo della "vamp". La sua carriera cinematografica iniziò nel 1920 con "Dr. Jekyll and Mr. Hyde" e raggiunse l'apice con film come "Blood and Sand" accanto a Rudolph Valentino. Naldi era conosciuta per la sua presenza scenica magnetica e il suo stile sofisticato.
Nel film "Cobra" del 1925, Nita Naldi interpreta Elise Van Zile, una donna seducente e misteriosa che rappresenta una tentazione per il protagonista, il Conte Rodrigo Torriani, interpretato da Rudolph Valentino. La sua performance è caratterizzata da una forte presenza scenica e un'eleganza che contribuiscono a delineare il suo personaggio come una figura complessa e affascinante. I costumi elaborati che indossa nel film accentuano ulteriormente il suo ruolo, rendendo la sua interpretazione memorabile e influente.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
Estratto dal periodico Exhibitors Herald (marzo-giugno 1925)
COBRA ' è stato prodotto con la stessa cura artistica con cui un maestro dipinge un grande dipinto. Non è stato risparmiato alcuno sforzo per renderlo sia bello e splendidamente drammatico. Nel realizzare il quadro, Valentino vi ha riversato l'energia appassionata e la devozione che contraddistinguono la sua personalità. La regia di Joseph Henabery mette in risalto le sfumature più sottili del talento attoriale di Valentino. "Cobra" presenta in ogni momento scene allettanti. Le ambientazioni sono state progettate da Willianr Cameron Menzies, designer delle scenografie de "Il ladro di Bagdad". Gli abiti sono stati concepiti da una nuova figura del cinema, quel giovane e brillante artista, Gilbert Adrian, che in precedenza aveva disegnato i costumi per la New York Music Box Revue. Le donne rimarranno stupite dalla bellezza audace e dal fascino di questi abiti. La fotografia di questa produzione fu affidata a J. D. Jennings e Harry Fishbeck, entrambi leader riconosciuti nel loro campo. Nel complesso, un photoplay di distinzione.
Adrian Adolph Greenburg (1944) - Wikipedia
Gilbert Adrian, nato Adrian Adolph Greenburg il 3 marzo 1903 a Naugatuck, Connecticut, è stato uno dei più celebri costumisti di Hollywood. All'inizio della sua carriera, Adrian fu portato a Hollywood nel novembre del 1924 dalla moglie di Rudolph Valentino, Natacha Rambova, per disegnare i costumi per "The Hooded Falcon". Sebbene la compagnia di Valentino si sciolse, Adrian ottenne il suo primo credito sullo schermo per la commedia di Constance Talmadge "Her Sister from Paris".
Nel 1925, Adrian fu assunto come costumista dallo studio cinematografico indipendente di Cecil B. DeMille. Questo segnò l'inizio della sua carriera a Hollywood, dove lavorò su numerosi film, tra cui "Cobra" del 1925. In "Cobra", Adrian dimostrò il suo talento nel creare costumi che non solo riflettevano l'eleganza e la sofisticazione dei personaggi, ma che contribuivano anche a delineare le loro personalità complesse. I costumi di Rudolph Valentino, che interpretava il Conte Rodrigo Torriani, e di Nita Naldi, che interpretava Elise Van Zile, erano particolarmente elaborati e raffinati, sottolineando il loro status sociale elevato e il loro fascino.
Adrian continuò a lavorare con DeMille fino al 1928, quando entrambi si trasferirono alla Metro-Goldwyn-Mayer (MGM). Alla MGM, Adrian divenne capo costumista e lavorò su oltre 200 film, creando abiti iconici per alcune delle più grandi star del cinema dell'epoca, come Greta Garbo, Joan Crawford e Katharine Hepburn.
Il lavoro di Adrian su "Cobra" e altri film dell'epoca stabilì nuovi standard per il design dei costumi cinematografici, influenzando profondamente l'industria e contribuendo a definire l'estetica visiva di Hollywood durante la sua età d'oro.
"Cobra" è un esempio brillante di come i costumi possano arricchire un film, aggiungendo profondità e complessità ai personaggi e creando un'atmosfera visivamente accattivante. La combinazione di una trama avvincente e costumi spettacolari rende questo film un classico intramontabile del cinema muto.
THE FORBIDDEN WOMAN
LOCANDINA del FILM
"The Forbidden Woman" è un film muto diretto da Paul L. Stein, ambientato nel Nord Africa francese. Questo film è particolarmente noto per i suoi costumi, disegnati da Gilbert Adrian, che erano fondamentali per creare l'atmosfera esotica e drammatica del film.
Card n.89 della serie CINEMA STARS
GALLAHER LTD (1926)
(Collezione personale)
La trama segue Zita Gautier, interpretata da Jetta Goudal, una bellissima spia al servizio del sultano del Marocco. Zita viene incaricata di ottenere segreti militari dall'esercito francese, ma finisce per innamorarsi del colonnello Pierre Gautier, interpretato da Victor Varconi. La storia si complica ulteriormente quando Zita scopre che il suo amante, Jean La Coste, interpretato da Joseph Schildkraut, è il fratello minore di Pierre.
I costumi di Adrian in "Forbidden Woman" sono particolarmente notevoli per la loro accuratezza storica e il loro stile elaborato. I costumi di Zita, in particolare, riflettono la sua duplice natura di spia e amante, con abiti che combinano elementi esotici e sensuali. Gli abiti dei personaggi maschili, come quelli di Pierre e Jean, sono altrettanto dettagliati e contribuiscono a delineare le loro personalità e il loro status sociale.
Card n.25 della serie CINEMA STARS 2nd SERIES
W.D. & H.O. WILLS (1928)
(Collezione personale)
Nel film, Victor Varconi interpretava il ruolo del Colonnello Pierre Gautier.
Card n.73 della serie CINEMA STARS
GALLAHER LTD (1926)
(Collezione personale)
Joseph Schildkraut interpretava Jean La Coste, (qui ritratto nell'altro bellissimo film nel ruolo di Giuda Iscariota in"The King of Kings" del 1927, diretto da Cecil B. DeMille)
LOBBY CARD (1927)
Il lavoro di Adrian su "The Forbidden Woman" dimostra la sua abilità nel creare costumi che non solo arricchiscono la narrazione visiva del film, ma che aiutano anche a definire i personaggi e a creare un'atmosfera autentica e coinvolgente. Questo film è un esempio perfetto di come i costumi possano giocare un ruolo cruciale nel cinema muto, contribuendo a raccontare storie complesse e affascinanti.
L'EVOLUZIONE DEL COSTUME NEL PASSAGGIO DAL MUTO AL SONORO
Il passaggio dal cinema muto al sonoro rappresenta una svolta epocale nella storia del cinema, influenzando non solo la narrazione e la tecnica cinematografica, ma anche il design dei costumi. Uno dei film che meglio rappresenta questo cambiamento è "Love" del 1927, diretto da Edmund Goulding e interpretato da Greta Garbo e John Gilbert. Questo film, basato sul romanzo "Anna Karenina" di Lev Tolstoj, è stato uno degli ultimi grandi film muti prima dell'avvento del sonoro. Una versione sonora del film fu rilasciata nel 1928 con una colonna sonora musicale sincronizzata e effetti sonori. La MGM realizzò il film per sfruttare la coppia vincente formata da Greta Garbo e John Gilbert.
"Heat" era il titolo originale del film "Love" ma durante la campagna pubblicitaria, che fu una delle più grandi dell'epoca, il titolo fu cambiato in "Love" per capitalizzare sulla coppia romantica avendo già avuto successo con il film "Flesh and the Devil" del 1926
Pubblicità del Film
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"Love" è un esempio perfetto di come i costumi abbiano continuato a giocare un ruolo cruciale anche durante questa transizione. I costumi, disegnati da Gilbert Clark, riflettono l'eleganza e la sofisticazione dell'epoca, contribuendo a creare un'atmosfera romantica e drammatica. Greta Garbo, nel ruolo di Anna Karenina, indossa abiti che esaltano la sua bellezza e il suo carisma, mentre John Gilbert, nel ruolo di Vronsky, è vestito in modo impeccabile, sottolineando il suo status sociale elevato.
Gilbert Clark è stato un talentuoso costumista nato il 4 dicembre 1883 a Norfolk, Norwich, in Inghilterra. Ha lavorato su numerosi film durante l'era del cinema muto e dei primi film sonori, contribuendo a creare costumi che arricchivano la narrazione visiva e definivano i personaggi. Clark è noto per il suo lavoro su film come "West Point" (1927), "The Mysterious Lady" (1928) e "The Road to Romance" (1927). La sua carriera è stata caratterizzata da una grande attenzione ai dettagli e da una capacità di creare abiti che riflettevano l'epoca e l'atmosfera dei film su cui lavorava. Era conosciuto per essere un perfezionista, il che a volte lo rendeva difficile da gestire, ma il suo talento era indiscutibile.
Card n.9 LOVE SCENES from FAMOUS FILMS
J. WIX & SONS Ltd. (1932)
(Collezione personale)
Nel film "Love" del 1927, Clark ha creato costumi che esaltavano la bellezza e il carisma di Greta Garbo e John Gilbert, contribuendo a creare un'atmosfera romantica e drammatica. I suoi disegni per questo film sono stati particolarmente apprezzati per la loro raffinatezza e attenzione ai dettagli.Clark ha continuato a lavorare nel settore fino alla sua morte nel giugno del 1942 a Middlesex, in Inghilterra. La sua eredità vive attraverso i suoi contributi al cinema, che continuano a essere ammirati e studiati dagli appassionati di cinema e dai costumisti di tutto il mondo.
Card n. 2 dell'Album FILM-KÜNSTLER AUSALLER WELT
(Collezione personale)
Greta Garbo interpreta Anna Karenina, la protagonista del film "Love" del 1927. Anna è una donna sposata che si innamora del giovane ufficiale conte Vronsky, interpretato da John Gilbert. La sua interpretazione di Anna è intensa e appassionata, mostrando la lotta interiore tra il dovere verso la sua famiglia e il desiderio per Vronsky.
Nel film "Love" del 1927, Gilbert interpreta il conte Vronsky, un giovane ufficiale che si innamora di Anna Karenina, interpretata da Greta Garbo. La loro chimica sullo schermo era palpabile e ha contribuito a rendere il film un successo. La performance di Gilbert come Vronsky è stata intensa e carismatica, mostrando la sua capacità di interpretare ruoli complessi e emotivamente carichi.
La carriera di Gilbert ha subito un declino con l'avvento del cinema sonoro, ma il suo contributo al cinema muto rimane indimenticabile. È morto il 9 gennaio 1936 a Los Angeles, California, a soli 38 anni.
Il 1927 segna l'anno in cui il cinema muto iniziò a cedere il passo al cinema sonoro, con l'uscita di "The Jazz Singer", il primo film parlato. Questo cambiamento ha rivoluzionato il modo in cui i film venivano prodotti e percepiti. I costumi, che fino a quel momento avevano giocato un ruolo fondamentale nel trasmettere emozioni e caratterizzare i personaggi, dovettero adattarsi alle nuove esigenze del cinema sonoro. I costumi cinematografici hanno sempre avuto un ruolo cruciale nella caratterizzazione dei personaggi e nella creazione dell'atmosfera dei film. Con l'avvento del sonoro, i costumi dovettero essere meno rumorosi per evitare interferenze con le registrazioni audio. Inoltre, i costumi dovevano essere più realistici e meno teatrali, poiché il sonoro permetteva una maggiore immersione nella storia e richiedeva una rappresentazione più autentica dei personaggi e delle ambientazioni.
Oltre a "Love", altri film del 1927 hanno avuto un impatto significativo sui costumi cinematografici. "Sunrise: A Song of Two Humans" di F.W. Murnau è noto per i suoi costumi dettagliati e realistici che contribuiscono a creare un'atmosfera autentica e coinvolgente. Anche "The King of Kings" di Cecil B. DeMille, con i suoi costumi elaborati e storicamente accurati, ha giocato un ruolo importante nel definire l'estetica del cinema di quel periodo.
ROMANCE
POSTER del FILM
La collaborazione tra Adrian e Greta Garbo è iniziata nel 1928 con il film "The Mysterious Lady" e si è estesa fino al 1941, anno in cui Garbo si ritirò dalle scene. Durante questi anni, Adrian ha disegnato i costumi per 18 film di Garbo, contribuendo a creare un'immagine di eleganza e sofisticazione che ha definito la sua carriera. I costumi di Adrian per Garbo erano caratterizzati da linee pulite, tessuti pregiati e dettagli raffinati, che esaltavano la sua figura longilinea e il suo viso scolpito. Un esempio è "Romance", un film del 1930 diretto da Clarence Brown e interpretato da Greta Garbo e Lewis Stone. Questo film è un esempio perfetto di come i costumi abbiano continuato a giocare un ruolo cruciale anche durante la transizione dal muto al sonoro.
Cards n.367 e 369 dell'Album HÄNSOM FILMBILDER TONFILMSERIE
(Collezione personale)
I costumi, disegnati da Adrian, riflettono l'eleganza e la sofisticazione dell'epoca, contribuendo a creare un'atmosfera romantica e drammatica. Adrian è stato il primo a legare indissolubilmente la moda con il cinema, creando abiti che non solo esaltavano la bellezza delle star, ma che aiutavano anche a delineare i loro personaggi e a creare l'atmosfera dei film.
La sua collaborazione con Greta Garbo è stata particolarmente significativa e ha segnato una svolta nella storia del costume cinematografico. Garbo, con il suo fascino misterioso e la sua bellezza eterea, è diventata la musa di Adrian, e insieme hanno creato alcuni dei look più iconici della storia del cinema.
Card n.637 dell'Album MERCEDES FILM-BILDER 4
(Collezione personale)
Nel film "Romance" del 1930, Lewis Stone interpreta il ruolo di Cornelius Van Tuyl, un uomo anziano che racconta al suo giovane nipote Harry la storia del suo amore passato con Rita Cavallini, interpretata da Greta Garbo. Cornelius è un personaggio di grande importanza nella trama, poiché la sua narrazione serve come cornice per la storia principale del film.
Cornelius Van Tuyl è un uomo di mondo, sofisticato e benestante, che ha vissuto una vita piena di esperienze e relazioni. La sua storia d'amore con Rita Cavallini è stata una delle più significative della sua vita, e attraverso i suoi ricordi, il pubblico viene trasportato indietro nel tempo per rivivere quei momenti. La sua relazione con Rita era complicata dalle differenze sociali e dalle aspettative della società, ma nonostante tutto, il loro amore era profondo e sincero.
La performance di Lewis Stone è stata lodata per la sua capacità di trasmettere la saggezza e la malinconia di un uomo che riflette sul suo passato. Il suo ruolo è cruciale per il film, poiché fornisce il contesto e la profondità emotiva necessari per comprendere la storia d'amore tra Rita e Tom Armstrong, interpretato da Gavin Gordon.
Card n.639 dell'Album MERCEDES FILM-BILDER 4
(Collezione personale)
La trama segue la storia di Rita Cavallini, interpretata da Greta Garbo, una famosa cantante d'opera che si innamora di un giovane sacerdote, interpretato da Gavin Gordon. La loro relazione è complicata dalle differenze sociali e dalle aspettative della società. I costumi di Adrian aiutano a delineare i personaggi e a creare un'atmosfera autentica e coinvolgente.
dal film "ROMANCE" MGM
Pag. 12 dell'Album MERCEDES FILM-BILDER 4
(Collezione personale)
Greta Garbo, che interpreta Rita Cavallini, una famosa cantante d'opera, indossa una serie di abiti eleganti e sofisticati che riflettono il suo status di celebrità e la sua bellezza. I suoi costumi sono caratterizzati da tessuti pregiati, come seta e velluto, e sono spesso decorati con dettagli raffinati come perle e pizzi. Questi abiti non solo esaltano la sua figura, ma contribuiscono anche a delineare il suo personaggio come una donna di grande fascino e complessità. Uno degli abiti più memorabili di Garbo nel film è un lungo abito immortalato in questo inserto tratto dall'album MERCEDES FILM-BILDER 4 del 1932.
Greta Garbo in ROMANCE che indossa gli orecchini realizzati da Eugene Joseff
Card n. 370 dell'Album HÄNSOM FILMBILDER TONFILMSERIE
(Collezione personale)
L'importanza degli accessori nel cinema non può essere sottovalutata, e la bigiotteria creata da Eugene Joseff ne è un esempio perfetto. Eugene Joseff, noto anche come Joseff di Hollywood, è stato un pioniere nella creazione di bigiotteria per il cinema. Nato nel 1905, Joseff ha iniziato la sua carriera come apprendista in una fonderia, ma ha trovato la sua vera vocazione nella creazione di gioielli per Hollywood. Negli anni '20, si trasferì a Los Angeles, dove l'industria cinematografica era in piena espansione, e iniziò a sperimentare la creazione di gioielli nel garage della sua casa di Sunset Boulevard.
Joseff sviluppò una finitura metallica opaca per i suoi gioielli, che riduceva al minimo l'abbagliamento delle forti luci dello studio. Questa innovazione gli permise di diventare una risorsa inestimabile per i costumisti di Hollywood, che potevano utilizzare i suoi gioielli senza preoccuparsi dei riflessi indesiderati. Joseff accumulò anche una vasta biblioteca di riferimento per aiutarlo nella creazione di pezzi per film storici, rendendolo un esperto nel campo.
La bigiotteria di Joseff divenne rapidamente molto richiesta, e il suo marchio, "Joseff of Hollywood", divenne sinonimo di eleganza e qualità. Creò pezzi squisiti per attrici famose come Marlene Dietrich in "Shanghai Express", Greta Garbo in "Camille" e Vivien Leigh in "Via col vento". La sua capacità di creare gioielli che esaltavano la bellezza delle star e contribuivano a delineare i loro personaggi lo rese un elemento fondamentale nell'industria cinematografica.
La collaborazione tra Joseff e i costumisti di Hollywood ha contribuito a elevare il ruolo del gioielliere nel cinema, trasformandolo in una figura chiave nella creazione dell'estetica dei film. I suoi gioielli non solo arricchivano la narrazione visiva, ma aiutavano anche a definire i personaggi e a creare un'atmosfera autentica e coinvolgente.
Joseff ha continuato a creare gioielli per il cinema fino alla sua morte nel 1948, ma la sua eredità vive ancora oggi. La sua azienda, Joseff of Hollywood, continua a produrre gioielli e a noleggiarli agli studi cinematografici, mantenendo viva la tradizione iniziata da Eugene Joseff. I costumi, disegnati da Adrian, insieme agli accessori di Joseff, contribuiscono a creare un'immagine visivamente affascinante e credibile dell'epoca.
MATA HARI
POSTER del FILM
Un'altra collaborazione tra Adrian e Greta Garbo si concretizzò nel film "Mata Hari" del 1931, diretto da George Fitzmaurice. Questo film drammatico racconta la storia della celebre spia e danzatrice esotica Mata Hari, interpretata da Garbo, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale.
Card n.7 dell'Album MERCEDES FILM-BILDER 5
La trama segue Mata Hari mentre utilizza il suo fascino e la sua bellezza per ottenere informazioni segrete dalle autorità militari, intessendo relazioni con importanti figure militari come il generale russo Serge Shubin, interpretato da Lionel Barrymore, e il giovane tenente Alexis Rosanoff, interpretato da Ramón Novarro.
Cards n.8 e n.10 dell'Album MERCEDES FILM-BILDER 5
I costumi del film, disegnati da Adrian, sono fondamentali per creare l'atmosfera esotica e misteriosa del personaggio di Mata Hari. Adrian ha saputo combinare elementi orientali e occidentali nei costumi di Garbo, utilizzando tessuti ricchi e dettagli elaborati per esaltare la sua bellezza e il suo fascino. Gli abiti di Mata Hari nel film sono caratterizzati da veli, gioielli scintillanti e accessori esotici, che contribuiscono a creare un'immagine di seduzione e mistero.
Card posizione 3 pag.15 SALEM-GOLD-FILM-BILDER ALBUM 2
(Collezione personale)
La performance di Greta Garbo nel ruolo di Mata Hari è stata acclamata dalla critica e ha contribuito a consolidare la sua reputazione come una delle più grandi star del cinema dell'epoca. La sua capacità di trasmettere emozioni complesse e di incarnare il personaggio di Mata Hari con grazia e intensità ha reso il film un successo commerciale e artistico.
Cartolina di Mata Hari che esegue la 'Danse Indienne' scattata da Paul Boyer nel 1907.
Adrian aveva studiato attentamente il costume originale del personaggio di Mata Hari per creare un look autentico e convincente per Greta Garbo nel film del 1931. Adrian era noto per la sua meticolosa ricerca storica e per la sua capacità di combinare elementi autentici con un tocco di glamour hollywoodiano.
Per il ruolo di Mata Hari, Adrian ha esaminato fotografie e descrizioni storiche della vera Mata Hari, una danzatrice esotica e spia durante la Prima Guerra Mondiale. Ha utilizzato queste informazioni per creare costumi che riflettessero l'essenza del personaggio, combinando elementi orientali e occidentali per esaltare il fascino e il mistero di Mata Hari. I costumi di Garbo nel film sono caratterizzati da tessuti ricchi, dettagli elaborati e accessori esotici, come veli e gioielli scintillanti, che contribuiscono a creare un'immagine di seduzione e potere.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
Estratto dal periodico Silver Screen (Nov 1931-Oct 1932)
L'articolo di Eliot Keen elogia Greta Garbo per la sua interpretazione di Mata Hari, una spia famosa per aver causato la morte di cinquantamila uomini. L'umore serio di Garbo rende il personaggio credibile e affascinante. Keen sottolinea che con ogni ruolo interpretato, Garbo ha lasciato un'impronta chiara del tipo di donna che è. In "Mata Hari", Garbo si presenta in una delle sue caratterizzazioni più rivelatrici. Non è più la Garbo delle leggende popolari o della *demi-mondaine di "Susan Lenox", ma una figura che rivela molto di sé stessa, sia letteralmente che metaforicamente. La cosa straordinaria di Garbo, secondo Keen, è che, nonostante non sia mai stata fotografata in costume da bagno o in situazioni intime, ha mantenuto un distacco freddo in ogni ruolo. Ora, in "Mata Hari", mette da parte i suoi sette veli con tranquillità, senza perdere nulla della sua distinzione o eleganza. Keen conclude che gli scrittori che hanno descritto Garbo come una sacerdotessa dovranno rivedere le loro opinioni, e le donne invidiose dovranno trovare nuovi modi per attaccarla. Il clamore è già iniziato, con critiche che affermano che Garbo stia solo cercando di attirare l'attenzione.
*Il termine "demi-mondaine" si riferisce a una donna che vive ai margini della società rispettabile, spesso mantenuta da uomini ricchi e influenti. Questo termine è stato usato per descrivere donne che, pur non essendo prostitute nel senso tradizionale, vivevano una vita di lusso grazie ai loro amanti facoltosi. Nel contesto del film "Susan Lenox (Her Fall and Rise)" del 1931, diretto da Robert Z. Leonard e interpretato da Greta Garbo e Clark Gable, il termine "demi-mondaine" viene utilizzato per descrivere il personaggio di Susan Lenox, interpretato da Garbo. La trama segue la vita di Susan, una donna che fugge da un matrimonio forzato e si ritrova a vivere una vita di lusso e scandali, sostenuta da uomini ricchi e potenti. Quindi, quando l'articolo di Eliot Keen si riferisce a Garbo come "demi-mondaine di 'Susan Lenox'", sta sottolineando il ruolo di Garbo come una donna che vive ai margini della società rispettabile, mantenuta da uomini facoltosi, e che utilizza il suo fascino e la sua bellezza per ottenere ciò che desidera.
Card posizione 1 pag. 31 dell'Album RAMSES FILMBILDER 1
(Collezione personale)
La collaborazione tra Garbo e Novarro in "Mata Hari" è stata un esempio perfetto di come due grandi star del cinema possano lavorare insieme per creare un film memorabile. La loro chimica sullo schermo, unita alla regia di Fitzmaurice e ai costumi di Adrian, ha contribuito a rendere "Mata Hari" un classico del cinema degli anni '30. La performance di Garbo e Novarro ha reso il film un successo commerciale e artistico, consolidando ulteriormente la loro reputazione come due delle più grandi star del cinema dell'epoca.
Cards posizione 5 e 8 della pag.2 RAMSES FILMBILDER ALBUM 1
(Collezione personale)
Cards n.145 e 178 dell'Album MONOPOL FILM BILDER
(Collezione personale)
"Mata Hari" è un esempio perfetto di come i costumi possano giocare un ruolo cruciale nella narrazione cinematografica, contribuendo a creare mondi credibili e affascinanti che catturano l'immaginazione del pubblico. La collaborazione tra Adrian e Greta Garbo ha elevato il ruolo del costumista nell'industria cinematografica, dimostrando che i costumi possono essere una parte essenziale della narrazione visiva e contribuire in modo significativo al successo di un film.
QUEEN CHRISTINA
Poster Francese del Film
La Collaborazione Iconica tra Adrian e Greta Garbo continua nel film "Queen Christina" (1933). "Queen Christina" è un film diretto da Rouben Mamoulian e interpretato da Greta Garbo nel ruolo della regina Cristina di Svezia. La trama segue le vicende della regina mentre naviga tra le pressioni politiche e personali, culminando nella sua decisione di abdicare al trono per perseguire una vita di libertà e amore.
Card n.19 della serie SHOTS FROM FAMOUS FILMS
GALLAHER LTD (1935)
(Collezione personale)
I costumi di "Queen Christina" hanno esaltato la bellezza e il carisma di Garbo, creando abiti che riflettono la posizione regale e lo spirito indipendente della regina Cristina. I dettagli storici e l'eleganza dei costumi hanno contribuito a creare un'immagine duratura della regina, influenzando la moda dell'epoca. Nel corso del film, i costumi di Greta Garbo evolvono per riflettere i cambiamenti nel suo personaggio.
Card n.10 della serie FILMS STARS
GODFREY PHILLIPS LTD (1935)
(Collezione personale)
All'inizio del film, la regina Cristina indossa abiti sontuosi e riccamente decorati, che sottolineano la sua autorità e il suo status regale. Man mano che la trama si sviluppa e la regina affronta sfide personali e politiche, i suoi abiti diventano più semplici e pratici, riflettendo la sua crescente indipendenza e determinazione. I vestiti di "Queen Christina" hanno avuto un impatto significativo sulla moda degli anni '30. Molti stilisti dell'epoca hanno tratto ispirazione dagli abiti indossati da Greta Garbo nel film, creando collezioni che riflettevano l'eleganza e la raffinatezza dei costumi di Adrian. Questo fenomeno dimostra come il cinema possa influenzare la moda e il design, creando tendenze che vanno oltre lo schermo.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
Estratto dal periodico Modern Screen (Dec 1933 - Oct 1934)
Con la sua bacchetta magica nella direzione dell'abito, Adrian fa l'inaspettato come al solito. Chi avrebbe mai immaginato che la regina Cristina di Svezia sarebbe diventata la nostra ultima leader della moda? Non avrebbe mai potuto farcela, ne da viva ne da morta, se Adrian non avesse ricreato il suo carattere e le sue mode in una forma così affascinante. Ogni ragazza che ha visto questo film sa cosa fanno gli ampi colletti bianchi e i polsini per la glorificazione di una bellezza che, tra l'altro, sa indossarli con la massima grazia. Percependo la loro popolarità, Macy's Cinema Shop ha fatto realizzare abiti "Queen Christina" per tutti voi, abiti ispirati a quelli effettivamente indossati in questo film di grande successo. L'abito raffigurato nella pagina a fianco (in alto, a destra) è forse il più riuscito perché può essere indossato per quasi tutte le occasioni. Ma che dire del cappotto (a sinistra), con il collo di pelliccia a stola? Non riempirebbe un posto cospicuo nel guardaroba di qualsiasi ragazza? L'abito nero con colletto e polsini in piquet bianco (a destra) e l'abito da padrona di casa (in cima alla pagina) allo stesso modo suscitano emozioni romantiche anche a un solo sguardo.
Macy's Cinema Shop era una sezione speciale dedicata alla moda ispirata ai film, all'interno del famoso grande magazzino Macy's Herald Square. Questo negozio, situato al 151 West 34th Street, è uno dei più grandi e iconici grandi magazzini di New York. Negli anni '30, Macy's ha colto l'opportunità di capitalizzare l'influenza del cinema sulla moda, creando abiti e accessori ispirati ai costumi visti nei film di successo. Questo negozio era particolarmente popolare tra le donne che desideravano replicare lo stile delle loro attrici preferite.
Ad esempio, Macy's Cinema Shop ha creato abiti ispirati a quelli indossati da Greta Garbo nel film "Queen Christina". Questi abiti erano progettati per essere accessibili al pubblico, permettendo alle donne di portare un tocco di glamour hollywoodiano nella loro vita quotidiana.
La popolarità di Macy's Cinema Shop dimostra come il cinema abbia avuto un impatto significativo sulla moda e sul design dell'epoca, influenzando le tendenze e creando nuove opportunità di mercato per i rivenditori.
"Courtesy of the Media History Digital Library"
Estratto dal periodico Photoplay (Jan - Jun 1934)
PHOTOPLAY ANNUNCIA
A New York, solo da Macy's Cinema Shop e da nessun'altra parte, troverete le mode cinematografiche di Hollywood. Il negozio più grande d'America è stato il primo ad aprire un Cinema Shop. Da un anno, il Cinema Shop di Macy's ha avuto un notevole successo nell'introdurre le mode cinematografiche autentiche e ufficiali agli spettatori più attenti di photoplay nella più grande città cinematografica di tutte.
Troverete le mode cinematografiche di Hollywood da Macy's, sotto il marchio registrato di Macy's Star Picture Fashions. Approvato dall'Auditor di Moda di Photoplay, ogni incantevole indumento riporta il nome della stella e l'immagine in cui indossava l'originale. La magica velocità con cui le mode cinematografiche di Hollywood sono realizzate ti permette di indossare il gemello del nuovo abito della tua stella preferita la stessa settimana in cui il suo film debutta su Broadway!
Il Cinema Shop si trova al famoso terzo piano di Macy's. Photoplay vi invita cordialmente a visitarlo presto e spesso!