CARD n. 348
Myrna Loy nacque il 2 agosto 1905 a Helena, Montana, e morì il 14 dicembre 1993 a New York City, all’età di 88 anni. Attrice di straordinaria versatilità, è stata una delle stelle più amate di Hollywood, celebre per il suo fascino sofisticato, il suo spirito arguto e una presenza scenica che incantava il pubblico. La sua carriera, durata oltre cinque decenni, attraversò l’epoca del muto, l’età d’oro del cinema sonoro e persino gli albori della televisione, lasciando un’eredità indelebile. Nata come Myrna Adele Williams in una famiglia modesta, crebbe in un ranch nel Montana prima di trasferirsi a Los Angeles con la madre dopo la morte del padre nel 1918. La sua passione per l’arte si manifestò presto: da adolescente studiò danza e iniziò a esibirsi in spettacoli locali, attirando l’attenzione per la sua grazia e il suo aspetto esotico. A soli 18 anni, un provino le aprì le porte di Hollywood, dove debuttò in piccoli ruoli non accreditati in film muti come What Price Beauty? (1925). In quegli anni, il suo look distintivo la confinò spesso a ruoli di femme fatale o personaggi esotici, come in The Mask of Fu Manchu (1932), dove interpretò Fah Lo See, una figura seducente e misteriosa. La svolta arrivò con l’avvento del sonoro e il suo ruolo in Manhattan Melodrama (1934), ma fu la parte di Nora Charles in The Thin Man (1934), diretto da W.S. Van Dyke, a consacrarla come icona. Al fianco di William Powell, Loy diede vita a una delle coppie più memorabili dello schermo: il loro mix di humour, chimica e raffinatezza ridefinì il genere della commedia sofisticata. La serie di The Thin Man, che proseguì con sei film fino al 1947, la rese la “moglie perfetta” agli occhi del pubblico, un’immagine che lei stessa scherzosamente contestava, sottolineando la complessità dei suoi personaggi. La sua capacità di bilanciare ironia e calore umano la distinse in un’epoca dominata da stereotipi femminili rigidi. Negli anni ’30 e ’40, Loy brillò in una varietà di generi. In The Best Years of Our Lives (1946), un dramma postbellico diretto da William Wyler, offrì una performance toccante come Milly Stephenson, incarnando la resilienza delle donne durante il reinserimento dei veterani. Lavorò con registi leggendari come Frank Capra in Mr. Deeds Goes to Town (1936) e Fritz Lang in Fury (1936), dimostrando una gamma che spaziava dalla commedia al dramma sociale. La sua popolarità era tale che, durante la Seconda Guerra Mondiale, il suo nome fu usato in campagne di propaganda, e lei stessa si impegnò attivamente, collaborando con la Croce Rossa e opponendosi pubblicamente alle simpatie filonaziste di alcune star. Il contesto in cui Loy costruì la sua carriera era quello di un’Hollywood in piena trasformazione. Gli anni ’30 videro l’affermarsi del Codice Hays, che impose restrizioni morali ai film, spingendo gli attori a esprimere emozioni attraverso sottigliezze. Loy eccelleva in questo: il suo sorriso malizioso o uno sguardo eloquente bastavano a comunicare intere storie. Durante la Depressione, il pubblico cercava evasione, e le sue commedie brillanti offrivano un antidoto alla realtà. Tuttavia, non si limitò a ruoli frivoli: i suoi personaggi, spesso donne indipendenti e intelligenti, sfidavano le convenzioni, rendendola un modello per generazioni di spettatrici. Oltre al cinema, Loy conquistò anche il teatro e la televisione. Negli anni ’50 e ’60 apparve in produzioni come Barefoot in the Park a Broadway e in serie come The Red Skelton Show, adattandosi con naturalezza ai nuovi media. La sua carriera rallentò con l’età, ma non il suo carisma: uno dei suoi ultimi ruoli fu in Just Tell Me What You Want (1980), a 75 anni, dove tenne testa ad Alan King con la sua consueta verve. La sua vita privata fu meno scintillante della sua immagine pubblica. Sposata quattro volte, senza figli, Loy era riservata e preferiva parlare del suo lavoro piuttosto che della sua sfera personale. Fu un’attivista impegnata, sostenendo cause liberali e battendosi contro la discriminazione razziale a Hollywood, un coraggio raro per l’epoca. Nel 1991, l’Academy le conferì un Oscar alla carriera, riconoscimento tardivo per un’attrice che non aveva mai ricevuto una nomination competitiva, nonostante la sua influenza. Le informazioni sulla sua vita sono ben documentate, grazie a biografie e interviste, ma il vero lascito di Loy è nei suoi film. Opere come The Thin Man o The Best Years of Our Lives catturano non solo il suo talento, ma anche il gusto di un’epoca che lei contribuì a definire. La sua immagine, immortalata in locandine e fotografie patinate, resta un simbolo di eleganza e intelligenza. Myrna Loy non inseguì mai la fama con ostentazione, ma la ottenne con una carriera che, ancora oggi, incanta per la sua autenticità e versatilità.